LA MESSA DEL CRISMA
“La Messa crismale ci regala ancora una volta questo nostro ritrovarci, sulla soglia del Triduo pasquale, attorno a Cristo, che le parole dell’Apocalisse ci fanno riconoscere e adorare come «il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra», «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue», e «ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,5-6). Il Pontificale Romano invita a vivere questa celebrazione come «un segno della stretta unione dei presbiteri con il vescovo». Personalmente la vivo come un momento di grazia”: così il vescovo Gianfranco Agostino ha salutato giovedì 13 aprile i numerosissimi sacerdoti presenti alla Messa del Crisma in cattedrale. Oltre a tutti i sacerdoti diocesani, infatti, e ai religiosi, erano presenti i tanti presbiteri di altri paesi che risiedono nella nostra diocesi per ragioni di studio, e quelli che sono venuti ad offrire il loro servizio in varie parrocchie durante la Settimana santa.
Mons. Gardin ha salutato in modo particolare ai sacerdoti che festeggiano i giubilei sacerdotali, e ha poi ricordato i 40 anni di episcopato del vescovo Paolo Magnani e i 20 anni del vescovo Angelo Daniel. Un augurio pieno di gioia lo ha rivolto, poi, ai tre diaconi, alunni del nostro Seminario, che il prossimo mese saranno ordinati presbiteri. Non ha dimenticato, il Vescovo, i sacerdoti “fidei donum” e quelli anziani e malati o che vivono momenti di fatica.
In questo presbiterio “non mi è certo difficile scorgere e apprezzare tanti sacerdoti, diocesani e religiosi, animati da profonda fede, amore a Gesù Cristo, fedele dedizione pastorale, spirito fraterno e spirito di servizio e di obbedienza, sobrietà, gioia nel rispondere alla chiamata, attenzione ai poveri – ha detto il Vescovo -. Ringrazio per tutto il bene spirituale che da queste vite totalmente donate al Signore si riversa su questa chiesa, e non solo su di essa, su tante persone, e anche su di me, sulla mia personale sequela di Cristo e sul mio ministero. Di tutto ciò rendo grazie con animo commosso al Signore e a voi, cari presbìteri, a cui aggiungo anche i diaconi permanenti”.
Richiamando la parola pronunciata da Gesù, «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udito» (Lc 4,21), mons. Gardin ha sottolineato come si tratti di “un oggi che non esprime solo un dato cronologico della vita di Gesù: è l’”oggi di Dio” che si prolunga nel tempo della Chiesa. Esprime dunque una dimensione di contemporaneità dell’evento Cristo nei confronti di ogni generazione; ma esprime anche la richiesta alla Chiesa di farsi contemporanea, nel senso di essere dentro i vari oggi che si susseguono, di essere testimonianza di Cristo nel proprio presente. E lo chiede in particolare a chi, come i ministri ordinati, ha ricevuto uno speciale mandato di annunciare il Vangelo e di accompagnare i fratelli e le sorelle all’incontro con Cristo. Se richiamo la pregnanza di questo “oggi” – ha sottolineato il Vescovo – , è anche perché il Cammino Sinodale, che la nostra chiesa sta attuando, ci chiede di immergerci in questo nostro presente, nel quale confluisce la nostra storia di fede, e che, nello stesso tempo, costruisce il domani della nostra chiesa, delle nostre comunità”.
“Che cosa ci è chiesto perché l’oggi perenne di Cristo possa abitare anche questo nostro oggi? – si è chiesto il Vescovo -. Papa Francesco ci sospinge a cercare risposte che vanno nella linea del cambiamento, della conversione missionaria e pastorale, parla di un “improrogabile rinnovamento ecclesiale” (EG 27).
“Il nostro oggi appare stimolante, perché ricco di sfide, ma anche difficile. Può farsi strada la tentazione che papa Francesco definisce del “pessimismo sterile” (cf. EG 84-86). Essa può nascere dal constatare, per esempio, la complessità dei problemi, l’incertezza dei percorsi, l’indebolirsi dei numeri e delle forze”.
Ma “noi siamo chiamati a lavorare per il Regno, e il Regno è mistero – ha ricordato mons. Gardin -. Abbiamo bisogno allora di rimetterci in ascolto delle parabole del Regno presenti nel Vangelo di Matteo: il Regno come piccolo seme, o come manciata di lievito, o come buon seme che cresce in mezzo alla zizzania (cf. Mt 13,24-33)”.
Inoltre, ha ricordato il Vescovo, sempre citando la Evangelii gaudium, «Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti, perché “abbiamo questo tesoro in vasi di creta” (2Cor 4,7)». (…) Il Papa ci invita a credere che «chi si offre e si dona a Dio per amore sicuramente sarà fecondo»: una fecondità molte volte invisibile, inafferrabile, e che «non può essere contabilizzata» (…) Lo Spirito Santo opera come vuole, quando vuole e dove vuole; noi ci spendiamo con dedizione ma senza pretendere di vedere risultati appariscenti. Sappiamo soltanto che il dono di noi stessi è necessario» (EG 279).
Vorrei che queste parole diventassero un sincero atto di fede, di speranza, di abbandono, di questa nostra chiesa, in questo momento in cui si interroga su ciò che deve fare. Vorrei che sostenesse il nostro sì convinto e gioioso alla chiamata al ministero ordinato. Vorrei che rendesse evangelicamente essenziale la nostra missione. Credo che, poggiando su questa fiducia, potremo costruire con serenità, con atteggiamento sinodale, con umiltà, con donazione sincera, con pazienza, con stile evangelico. Grazie – ha concluso mons.Gardin – per tutto ciò che ognuno di voi saprà donare a questa chiesa, perché cammini con questo spirito in questo oggi che è il nostro”.