La sentita e numerosa partecipazione in Cattedrale alla celebrazione di apertura di venerdì 3 febbraio ha rappresentato un segnale incoraggiante per il Cammino Sinodale. Vi è una certa attesa per ciò che esso potrà offrire alla nostra chiesa diocesana, attraversata da grandi cambiamenti che toccano l’esperienza della fede, ma sostenuta anche dal generoso e convinto impegno di molti sacerdoti, religiosi e religiose e di un grande numero di laici. All’inizio di questo percorso è importante rinnovare la fiducia in ciò che lo Spirito può operare, superando la tristezza e lo scetticismo che possono talvolta toccare anche il cuore del credente, come ci ricorda l’episodio di Emmaus.
Nella sua Lettera Discepoli di Gesù per un nuovo stile di Chiesa, il Vescovo mette in guardia «chi immaginasse, o si illudesse che basta formulare alcune scelte o prendere alcune decisioni per dare risposte efficaci alle domande e ai desideri di rinnovamento» (pag. 15). In effetti, la complessità del quadro sociale e culturale, le risorse della nostra realtà diocesana e la crescente diversità delle situazioni personali di ciascuno, sono fattori che rendono il discernimento sul ‘da farsi’ più elaborato di quanto può apparire in un primo momento. Opportunamente il Vescovo riconosce come sia «realmente da sperare che il Cammino Sinodale avvii processi, senza l’affanno di vederne subito i risultati; piuttosto aiutando tutta la nostra Chiesa a portarli avanti con pazienza e umile tenacia» (pag. 16).
Tre più due
Per svolgere tale discernimento, il Vescovo ha proposto un metodo (il vedere-giudicare-agire) e un percorso a più livelli di coinvolgimento. Com’è stato annunciato, infatti, sono previste tre Assemblee diocesane (sabato 18 febbraio, sabato 6 maggio e sabato 21 ottobre) e due Assemblee vicariali, la prima da collocare nel mese di marzo e la seconda a cavallo tra maggio e giugno. I passaggi del Cammino Sinodale saranno scanditi quindi dallo svolgimento di tali assemblee, dando forma ad un coinvolgimento molto ampio. Perché si realizzi un processo di discernimento effettivamente sinodale, è necessario che il lavoro sia delle Assemblee Diocesane sia delle Assemblee vicariali sia animato dal desiderio di poter contribuire attivamente alla realizzazione del discernimento. Viceversa, il richiamo allo stile sinodale potrebbe apparire come un mero espediente retorico.
Le Assemblee vicariali sono invitate ad integrare le scelte operate dell’Assemblea sinodale, più precisamente la scelta delle tre situazioni (che rappresenta il momento del “vedere” di sabato 18 gennaio) e l’approfondimento degli appelli che si riconoscono in esse per la nostra Chiesa diocesana (momento del “giudicare”, nella giornata del 6 maggio). A quanti parteciperanno a queste Assemblee spetta quindi un ruolo sostanziale e non puramente “ornamentale” rispetto alle Assemblee diocesane. Alla Commissione e alla Presidenza spetterà poi raccogliere i contributi di tutti per metterli in relazione con il percorso più ampio.
Passi possibili e scelte verificabili
Concretezza, fiducia e realismo sono gli ingredienti giusti perché il Cammino approdi all’obiettivo indicato dal Vescovo: dare luogo ad “alcune scelte, volutamente poche”, ma concrete e verificabili. Proprio perché l’individuazione e soprattutto l’attuazione di tali scelte dovrà tener conto della concretezza della vita della nostra Chiesa diocesana, sarà importante che fin all’inizio del cammino, le Assemblee vicariali offrano il loro contributo specifico ai componenti dell’Assemblea diocesana. Riconoscere in alcune situazioni gli appelli che lo Spirito rivolge alla nostra Chiesa, per giungere a delle scelte concrete, senza temere la necessaria purificazione e riforma, è la metodologia sinodale che potrebbe diventare una modalità ordinaria per camminare insieme. La ricchezza di ogni comunità, con le sue specificità, le sue risorse e i suoi limiti, risplenderà maggiormente nella misura in cui ci riconosceremo ancora una volta come umili discepoli dell’unico Maestro. (4. Fine)
don Stefano Didonè