Cammino sinodale: un nuovo stile di chiesa. Assemblea diocesana sabato 18 febbraio

Fra qualche settimana prenderà avvio il Cammino Sinodale (nell’immagine sopra il logo che ci accompagnerà). Vi parteciperanno, a partire dalla prima Assemblea fissata per sabato 18 febbraio, oltre 270 membri fra sacerdoti, persone consacrate e laici. Ne seguiranno altre due (in maggio e in ottobre), coinvolgendo pure i membri dei Consigli delle Collaborazioni pastorali, istituite o in fase di istituzione, in due Assemblee vicariali previste per i mesi di marzo e maggio-giugno prossimi.
Dopo averlo annunciato lo scorso giugno, il vescovo Gianfranco Agostino ha precisato, nella Celebrazione di apertura dell’Anno pastorale in corso, il perché di questo importante convenire ecclesiale. Indicando come il Cammino Sinodale si ponga a seguito della recente Visita pastorale e in risposta all’invito che papa Francesco ha rivolto alla Chiesa italiana nel Convegno di Firenze 2015:  “In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni”.
Preziose indicazioni. Occorre, dunque, lasciarsi guidare come Chiesa dalle preziose indicazioni del Papa nella sua Lettera apostolica, ma altrettanto necessario tener conto di quanto emerso in occasione della Visita del Vescovo alle 263 parrocchie della diocesi. Visita che, se ha colto la ricchezza di persone e di iniziative che caratterizzano le diverse comunità, e ribadito l’opportunità di procedere nella forma delle Collaborazioni pastorali, ha pure evidenziato alcune criticità che contraddistinguono l’attuale esperienza ecclesiale, non indenne da forme di scristianizzazione.
Certo, emergono da parte di non poche persone una certa “domanda di fede” e il desiderio di un cammino che si nutra maggiormente di Parola di Dio, come pure la disponibilità a porsi a servizio della missione della Chiesa. Di questo ne sono testimonianza, ad esempio, il buon numero di laici che recentemente ha partecipato all’itinerario di formazione come animatori de “Il Vangelo nelle case” e quanti si sono preparati come catechisti battesimali.
Essere discepoli del Signore oggi

Ma non c’è parrocchia in cui non si avverta come sia cresciuto il numero di quanti, pur dichiarandosi cristiani, di fatto vivano marginalmente la loro adesione a Cristo e al Vangelo. Non è raro, infatti, constatare come rimanga ancora ampia la richiesta di sacramenti per i figli anche da genitori non disposti a coinvolgersi nel successivo accompagnamento nella fede, la difficoltà degli adulti nella trasmissione della fede alle giovani generazioni, la problematicità di tante situazioni familiari affrontate e vissute a prescindere dalla fede. Neppure l’essere “praticanti” pare oggi sufficiente garanzia per ritenersi veri discepoli del Signore.
Missione priva di speranza?

Tutto ciò, e altro ancora, fa dire quanto sia particolarmente complessa, di non facile decifrazione, la realtà che come Chiesa si è chiamati ad affrontare, soprattutto per quanto riguarda la sua missione; qualcuno potrebbe avvertirla priva di speranza, com’era lo stato d’animo dei due discepoli di Emmaus, icona biblica scelta per il prossimo Cammino Sinodale.
Ma se per l’annuncio del Vangelo nel contesto odierno non pare vi siano ricette pastorali facili e risolutorie, soprattutto per una “fede adulta”, certa comunque è la presenza viva e attiva del Risorto. Con questa fiducia – ci ricordava il Vescovo – si cercherà nell’esperienza sinodale “di capire insieme che cosa il Signore domanda a noi oggi”. Più precisamente si porrà attenzione sul tema-base della conoscenza-centralità di Cristo e la fede degli adulti scelto dalla Commissione preparatoria. Il discernimento condiviso, l’ascolto della Parola di Dio e dei segni dei tempi, la preghiera, il dialogo fraterno e il costruttivo confronto reciproco permetteranno di individuare alcune priorità su cui convergere come Chiesa diocesana.
Priorità non solo in senso operativo, cioè che rispondano al “che cosa fare”, ma che riguardino pure il “come essere”, quali atteggiamenti le nostre comunità e coloro che di esse si sentono parte sono chiamati ad assumere per vivere e testimoniare “la gioia del Vangelo”, lasciandoci tutti maggiormente evangelizzare. Lo stesso titolo del Cammino “Discepoli di Gesù verso un nuovo stile di Chiesa” richiama come per chiunque, “praticanti” compresi, vi sia l’urgenza di porsi una volta ancora alla sequela di Gesù. Da ciò ne deriva un volto di cristiani e di Chiesa che dà credibilità all’annuncio. Uno stile di Chiesa di cui sarà segno pure il metodo della “sinodalità” che l’Assemblea diocesana e quelle nei vicariati saranno chiamate ad attuare.
Inizio di un percorso

Priorità, si diceva, perché il Cammino Sinodale dovrà necessariamente operare delle scelte di ambiti all’interno della lunga e articolata lista di urgenze. Ma proprio perché “cammino”, non pretende di essere punto di arrivo, bensì l’inizio di un percorso che nella forma della “sinodalità” chiederà alla nostra Chiesa tappe successive. Proprio come lo è per ogni discepolo del Signore, chiamato a rimanere sempre dietro a quel Gesù che anche dentro la storia odierna cammina, è all’opera e chiede una continua conversione a lui per partecipare alla sua missione per la vita di tutti. (1. continua)
mons. Mario Salviato