Chiuso l’anno pastorale. Il Vescovo: “Grati per ciò che lo Spirito ha compiuto nella nostra Chiesa”

Molte le persone che hanno partecipato, venerdì 14 giugno, all’assemblea di chiusura dell’anno pastorale nel tempio di San Nicolò a Treviso. Sacerdoti, religiose, religiosi, persone consacrate, laici impegnati in parrocchie, associazioni, movimenti che si ritrovate insieme al Vescovo per rendere grazie al Signore per l’anno pastorale trascorso, per “ciò che lo Spirito del Signore ha compiuto in questo anno, nella nostra Chiesa, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, in tante situazioni di vita, nelle coscienze e nei cuori di tante persone”, come ha ricordato mons. Gardin. Molti, e grandi, “i frutti della Parola di Dio proclamata nella Liturgia, o ascoltata in altri momenti comunitari, o meditata e pregata nel segreto – ha specificato il Vescovo -; i frutti della celebrazione dei misteri e dei doni di Cristo nei sacramenti; i frutti degli incontri formativi di vario tipo; i frutti della comunione concreta e fattiva li conosce solo Lui; ma noi non dubitiamo che ci siano”.

“Prendiamoci cura della nostra fede”
E mons. Gardin, riflettendo sul fatto che troppo spesso ci lasciamo prendere dal turbamento perché scorgiamo attorno a noi un affievolirsi della fede, ha ricordato che “troppo superficialmente ci consideriamo dei credenti discretamente solidi in mezzo a credenti labili o addirittura in mezzo a molti che riteniamo lontani da Dio. Cominciamo noi a prenderci cura della nostra fede e a stabilire una relazione profonda con Cristo; convinti che chi incontra e conosce Lui, conosce il Padre (cf. Gv 14,7). Lui, infatti, è la «via». Incontrare la verità che è Lui, ed entrare nello spazio accogliente della sua vita che ci fa nuovi: sapendo che incontrare Lui significa incontrare il Padre, e il Padre è la vera nostra origine e la nostra decisiva mèta. Tutto l’impegno della nostra Chiesa, tutti i mille impegni delle nostre comunità, gruppi, aggregazioni trovano qui il loro senso – ha ricordato il Vescovo -. Trova qui il suo vero significato anche quanto stiamo attuando mediante il Cammino Sinodale, che anche quest’anno ha percorso un suo tratto di strada”.
Un intervento in due tempi, quello del Vescovo, intervallato dalle testimonianze di un parroco e di una componente di un Consiglio pastorale parrocchiale, che proprio al Cammino Sinodale hanno dedicato la propria attenzione.

Resistenze e sorprese di un parroco
E’ partito confessando le proprie perplessità e “resistenze” don Domenico Pilotto, parroco di Salvarosa, il timore di complicazioni nell’impegno pastorale, di maggiori impegni sulle spalle, invece di auspicate semplificazioni e “alleggerimenti”, sopratttutto per quanto riguarda la “scelta – chiave”, la riscoperta del Consiglio pastorale parrocchiale quale “motore del cambiamento”. Ma, con grande sorpresa – ha ammesso – “ho visto risvegliarsi nel Consiglio il piacere di ritrovarsi, il gusto di lavorare bene insieme e di farlo in modo propositivo. Ha influito positivamente per i laici il sentirsi chiamati a partecipare direttamente ai lavori sinodali, l’assumere il compito della corresponsabilità nelle scelte pastorali, superando il criterio di dover dare solo dei pareri al parroco. Personalmente, posso dire che il metodo di lavoro mi ha aiutato a pormi accanto ai laici come fratello e testimone, dentro un cammino di fede comune”. Tra gli “ho imparato” di don Domenico, l’intuizione che il Cammino Sinodale è un aiuto a rinnovare lo stile di Chiesa e a dare, come parrocchie e Collaborazioni pastorali, risposte oggi secondo il Vangelo, rendendoci più credibili sul piano della testimonianza.

Come la cena “porta e offri”
Anche Lisa Dalla Zuanna, di Possagno, ha messo in luce la positività della propria esperienza, la scoperta di un “gusto diverso nell’incontrarsi, più fraterno e accogliente”. Lisa ha anche “coniato” la bella espressione della cena “porta e offri” per raccontare la condivisione ma anche il “rischio” di accogliere ciò che portavano gli altri. Una sfida a cambiare passo e a vivere il discernimento comunitario che ha sollecitato il “desiderio di bene”. “Spesso è risuonata in me la frase nel vangelo di Luca «E come mai questo tempo non sapete valutarlo?», della quale ho colto il tono stupito e meravigliato più che un rimprovero, come dovesse essere una cosa naturale. In effetti non lo è! Ho scoperto che siamo chiamati come cristiani a dare la nostra risposta a tale  domanda che Gesù rivolge oggi a noi, e che essa ci invita a stare nelle situazioni concrete, qui ed ora, nella nostra vita personale e comunitaria. Molti i segni positivi che hanno contraddistinto questo cammino sulle tre scelte: dal clima di comunione e di ascolto, all’essere fianco a fianco laici, sacerdoti e religiosi, fratelli in Gesù, guidati dalla brezza dello Spirito. Il «porta e offri» non ha riempito le nostre pance, ma ha fatto molto di più, ha riempito i nostri cuori delle cose di Dio per sentirsi sazi della sua presenza e di quella dei fratelli”.
Entrambi gli interventi hanno sottolineato l’importanza di coinvolgere le comunità parrocchiali, informando dei vari passaggi, invitando alla preghiera, organizzando in alcune occasioni degli incontri “aperti”, con operatori pastorali interessati ai vari temi, con persone esterne, come gli assessori comunali alle Politiche sociali, i responsabili dei Centri di ascolto o gli sposi ref

agenzia fotofilm treviso chiusura anno pastorale a san nicolò

agenzia fotofilm treviso chiusura anno pastorale a san nicolò

agenzia fotofilm treviso chiusura anno pastorale a san nicolò

erenti dei corsi fidanzati.

agenzia fotofilm treviso chiusura anno pastorale a san nicolò

La tentazione da combattere, per Lisa, la paura: di cambiare, del giudizio degli altri, di uscire dagli schemi. “Discernere insieme è più faticoso, ma porta più frutto ed è un frutto che rimane nel tempo se sapremo custodirlo” ha concluso. Ed è proprio sul cammino fatto “insieme” che il Vescovo ha riflettuto nella seconda parte del suo intervento, rispondendo anche ad alcune, più o meno esplicite, obiezioni che sono sorte in questo tempo. Quella che stiamo percorrendo era “una strada possibile, ma una strada scelta «abbastanza» insieme. Se ognuno dovesse decidere e scegliere una sua strada, forse le complicazioni aumenterebbero. Ma la comunione è anche questo”, nonostante si tratti, “non di una marcia trionfale, ma di un lento procedere tra gioie e fatiche, tra intuizioni e interrogativi, come è la vita stessa, in moti casi, e come è anche la vita di quanti seguono Gesù Cristo”. Un cammino che è un “santo pellegrinaggio” della nostra Chiesa.

(Alessandra Cecchin)