“Contempliamo la Croce e facciamo con Gesù il grande salto dell’amore”

Questa sera, in cattedrale, si è svolta l l’Azione liturgica della Passione del Signore, presieduta dal Vescovo Michele. Si sono uniti i parroci e i fedeli delle parrocchie cittadine dentro le mura.

L’omelia del Vescovo:

“Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno”.

Ci stiamo accostando in questa celebrazione al trono della grazia. Sulla Croce il Signore viene glorificato, è qui che lui viene costituito re, in eterno. È qui, avvicinandoci alla Croce, che otteniamo misericordia e grazia, perché è qui che facciamo esperienza di quanto sconfinata sia la sua misericordia, di quanto grande al di là di ogni limite sia la portata del suo amore per noi. Ed è qui che scopriamo che tutto ciò che conta nella nostra vita viene davvero dalla grazia, ci è donato gratuitamente dall’amore di Dio. Soltanto da Lui e soltanto in questo modo.

La risposta di Dio al male e alla sofferenza, alle richieste dell’umanità è questo dono pieno di sé, è questa assoluta solidarietà con ogni nostro patire. Egli è passato attraverso i cieli, ma sa prendere parte alle nostre debolezze, è stato messo alla prova in ogni cosa eccetto il peccato.

E anche nella nostra esperienza di peccato lo possiamo trovare presente, misericordioso e potente, proprio perché ogni situazione che Egli ha vissuto – in cui ci è assolutamente vicino – Lui l’ha vissuta in piena comunione con il Padre, nella verità profonda della vita (se non siamo in comunione con Dio Padre, infatti, noi non viviamo pienamente il nostro essere, viviamo al di sotto delle nostre autentiche possibilità). Quello che ci manca a causa del peccato, Lui ce lo dona in sovrabbondanza grazie alla sua obbedienza, che “ha imparato dalle cose che patì”. Ogni situazione della nostra vita può venire assunta dall’amore di Cristo, e portata al compimento pieno.

Stiamo davanti alla Croce, al suo mistero: la domanda di Gesù, rivolta al Padre con forti grida e lacrime, di essere liberato dalla morte sembra rimanere senza risposta.

Ma la Scrittura ci dice che egli “per il suo pieno abbandono, venne esaudito”. La richiesta viene esaudita dal Padre.

È qui, davanti alla Croce, che dobbiamo contemplare questa affermazione. Se essa è vera, ci dice che anche nella desolazione più profonda è custodito ed assicurato un dono di vita più grande: non c’è abisso dell’esistenza che non sia raccolto, in Cristo, e portato a salvezza, salvezza eterna.

Contempliamo la Croce e portiamo qui, ora, ogni dramma, angoscia, preoccupazione, preghiera, ogni protesta e ogni grido. Ogni fatica per quanto grande di questo tempo difficile. Stiamoci dentro, ricordando che Lui vi è già passato dentro, che Lui vi è già dentro, qui con noi.

Se contempliamo la Croce, il suo modo di amare, di essere solidale e presente, con Lui impariamo anche noi l’obbedienza al suo modello, al suo esempio, al suo modo di vivere, di donarsi, di morire.

Facciamo con Lui il grande salto dell’amore, dell’obbedienza all’amore. Grazie alla sua morte e risurrezione saremo esauditi anche noi. Vivi per l’eternità.

“Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.