“Nel salutarvi con la gioia di sperimentare il dono di una Chiesa che si ritrova intorno al suo Signore, vi esprimo il grazie sincero per essere qui questa sera. Potrei dire: per essere qui ancora una volta a manifestare, con questa presenza, che desideriamo continuare ad esser discepoli di Gesù; che vogliamo – per riprendere le parole di Paolo ai Filippesi – «cooperare per il Vangelo» e aiutarci ad essere «irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,5.10)”.
Il Vescovo Gianfranco Agostino ha salutato così le persone convenute venerdì sera, 21 settembre, nel tempio di san Nicolò, a Treviso, per l’apertura dell’anno pastorale diocesano. Moltissimi i membri dei Consigli pastorali parrocchiali e di Collaborazione, che erano stati esplicitamente invitati.
Dopo la preghiera e l’ascolto della Parola, l’intervento di don Paolo Asolan, docente di Teologia pastorale all’Università Pontificia Lateranense di Roma, sul tema “Come disegnare una Comunità cristiana per l’oggi e per il domani?”.
Don Paolo ha richiamato la prospettiva aperta da “Evangelii Gaudium”, “l’esortazione apostolica con la quale il Papa ha inteso chiamare tutta la Chiesa a una nuova tappa dell’evangelizzazione (il compito che la Chiesa di oggi e di domani ha di fonte a sé)”, ricordando che la Chiesa si rinnova dalla missione. “E questo è il programma che Francesco ha apertamente dichiarato in Evangelii Gaudium: porre tutto in chiave missionaria (34): persone e strutture, catechesi e predicazione del Vangelo, lingua e le stesse regole che incanalano la vita cristiana, atteggiamenti di base e vita spirituale. Passare da una pastorale di semplice conservazione, che potrebbe andare bene in una società cristiana omogenea, a una pastorale decisamente missionaria”. Un “dinamismo in uscita” che “è la dimensione normale della vita di una Comunità cristiana” ha ricordato don Asolan, richiamando una questione di metodo pastorale molto importante: “noi non siamo gente che “prima” si forma, “prima” capisce, si interroga, risolve le questioni… e “poi” esce e va ad annunciare – ha sottolineato -. Noi siamo già dentro la vita… Siamo già della partita, non stiamo studiando lo schema a tavolino o alla lavagna, seduti sulle panche dello spogliatoio. La vita non ci sta aspettando”. Un rischio, questo, che potrebbe essere anche del Cammino sinodale “qualora lo pensiate come un percorso che poi vi metta in mano la ricetta delle cose da fare. Semplicemente né la vita né la fede funzionano così. Bisogna entrare in partita”. Non esiste un vero dinamismo di uscita e nemmeno un’autentica missione se non si è disponibili “a trovare l’uomo ovunque lui si trovi (le «periferie umane») e di imparare la sua lingua per potere dialogare con lui”, accettando le sfide che la gente, il contesto, la cultura pongono alla pastorale, plasmandola anche. E’ “la concretezza dell’uomo che il Signore vuole raggiungere. È la materia prima dell’evangelizzazione”. Una evangelizzazione che, oggi più che mai, ha ricordato il relatore, “deve rigettare ogni spiritualismo e manifestarsi come una spiritualità dell’incarnazione”.
“Come muoverci? Come fare dei passi concreti perché la nostra vita e la nostra azione di comunità cristiane chiamate a una nuova tappa dell’evangelizzazione possano rispondere a questa chiamata? Come riconoscere la voce del Signore, i suoi appelli qui e ora? Come contribuire – da parte nostra – a generare un popolo che sia “di Dio”, di gente che faccia alleanza con Lui e tra di loro? Occorre discernere questa Presenza e questa chiamata, che sono lì dove ordinariamente viviamo (cfr. Mc 1,16-20), non altrove” ha ricordato don Paolo. E la realtà che è deputata al discernimento comunitario, che in una parrocchia o in una diocesi è chiamata a «tenere fisso lo sguardo solo sul Signore Gesù e che abituandosi alla sua luce, la cerca incessantemente dove essa si rifrange, sia pure attraverso umili bagliori» è il consiglio pastorale” ha ribadito, la cui valorizzazione, a tutti i livelli (parrocchiale, di Collaborazione e diocesano), è la “scelta chiave” del nostro Cammino Sinodale.
Don Paolo ha ricordato anche che cosa il consiglio pastorale “non è”: “non è una assemblea di condominio, né un centro di documentazione o di studi, o il parlamentino di tutti quelli che fanno qualcosa in parrocchia, e nemmeno di per sé la sede della programmazione annuale. Non è un salotto di buona chiacchiera culturale, sociale o pastorale: è l’officina dove si impara il discernimento come metodo e come strumento”.
“Il discernimento non è una abilità che solo alcuni specializzati hanno e altri ne sono esclusi. È un’identità redenta messa in atto; è la relazione da figli con il Padre che diventa sensibilità, occhio acuto, orecchio intonato” ha ricordato Asolan riferendosi alle tre scelte sulle quali, come diocesi, saremo chiamati a un discernimento, che hanno l’obiettivo di dare consistenza e concretezza al lavoro fatto nel cammino sinodale successivo alla visita pastorale del Vescovo.
Don Paolo ha poi segnalato alcune altre grandi sfide, segni dei tempi, sui quali si gioca “la nostra conversione pastorale in chiave missionaria”, individuandoli, in particolare, nella questione giovanile; nel “perduto” ruolo sociale e civile delle comunità cristiane, che invece potrebbero essere i laboratori dell’integrazione futura; nella centralità della famiglia; nella formazione dei sacerdoti; la questione vocazionale.
“La sfida sarà camminare da discepoli di Gesù dentro a questi tornanti della storia, non vivendoli come tracolli epocali, ma come esperienze sulle quali esercitare un discernimento”, con fiducia, perché possa accadere “l’incontro tra Cristo stesso e noi”. “La presenza di Cristo non consiste in un reperto archeologico che ogni generazione passa a quella successiva, ma in una Realtà vivente e personale che si rapporta ad ogni contesto in maniera nuova eppure coerente a se stessa, con l’intenzione di far riaccadere sempre e di nuovo quell’evento che è la fede-che-salva”.
Il Vescovo, nella sua riflessione, ha ricordato che il Cammino Sinodale che si è svolto nel 2017 “non è stato un evento concluso e tanto meno archiviato; esso invece ha aperto una porta verso il futuro, ha avviato un itinerario da percorrere nei prossimi anni, a Dio piacendo. Un itinerario che non vuole e non deve risultare un disturbo o un aggravio per il sereno svolgimento dei nostri consueti impegni ecclesiali, ma che intende piuttosto farsi risposta della nostra Chiesa alle domande e alle sollecitazioni della storia, del magistero di papa Francesco e, soprattutto, del Vangelo”. Mons. Gardin ha ricordato che una nuova Commissione Sinodale è già al lavoro per “accompagnare da vicino il percorso della nostra Chiesa”, anche dividendosi in commissioni minori diverse. Annunciando come continuerà il Cammino, il Vescovo ha ricordato gli obiettivi, i soggetti, il modo di procedere con le sue tappe.
“L’obiettivo primo, come abbiamo tante volte ripetuto, è che Cristo trovi il suo posto al centro della nostra Chiesa, delle nostre comunità, delle nostre esistenze personali” in particolare della vita degli adulti.
“Questi due obiettivi (Gesù Cristo al centro, adulti nella fede) siamo chiamati a perseguirli avviando alcuni processi con pazienza e tenacia. Con quali modalità?” si è chiesto il Vescovo. “Concretamente si tratta di aiutarci a costruire le nostre comunità cristiane disponendoci a praticare un discernimento che consenta ad esse di dare forma concreta alle tre scelte sinodali che conosciamo: curare l’accoglienza e l’inserimento delle nuove coppie nella comunità cristiana; incrementare “stili di vita” maggiormente evangelici; curare la conversione alla prossimità. Avviarci, insomma, a costruire poco a poco (l’avvio di processi) una Chiesa più accogliente, più coerente, più vicina”.
“I soggetti specifici di questo lavoro di trasformazione sono i Consigli pastorali (parrocchiali, di Collaborazione pastorale, in una certa misura anche i Consigli per gli affari economici) e anche lo stesso Consiglio pastorale diocesano – ha ricordato mons. Gardin -. Potremmo dire che il soggetto Consiglio pastorale è chiamato quest’anno a riscoprire se stesso e il proprio servizio di discernimento nella Chiesa e per la Chiesa”.
Ciò che caratterizza dunque quest’anno pastorale è “l’impegno a far crescere nella nostra Chiesa e nelle nostre comunità la presenza di Consigli pastorali impegnati in un esercizio sinodale di discernimento” ha precisato il Vescovo, ricordando alcuni passaggi dell’intervento di don Asolan, e invitando a “cogliere la bellezza del discernere insieme, e di agire illuminati dallo Spirito e guidati da una sapienza che non viene certo solo da noi: viene da Gesù, viene dalla luce del Vangelo”.
In allegato gli interventi integrali di don Paolo Asolan e del Vescovo, oltre alle schede distribuite nella serata di apertura dell’anno pastorale.