Tre princìpi di riferimento; tre attenzioni speciali cui dedicarsi; quattro requisiti “importanti per un buon politico, oggi”. A proporre questa sorta di “decalogo” è questa sera il vescovo di Treviso, mons. Gianfranco Agostino Gardin, nell’incontro in corso con i politici e gli amministratori locali della diocesi, organizzato come ogni anno nell’imminenza del Natale.
Ha detto mons. Gardin: “Parto dalla innegabile constatazione che il tempo assai complesso che ci è donato di vivere è un tempo di sorprendenti, profondi e vorticosi mutamenti sul piano culturale, sociale, politico, perfino su quello antropologico. Pensiamo quanto diversamente dai nostri nonni noi stiamo vivendo la nostra avventura umana. E i nostri figli e nipoti stanno già vivendo la loro esperienza in modo sempre più diverso dal nostro. Questi cambiamenti suscitano in noi curiosità ma forse anche inquietudine, perché non conosciamo dove ci porteranno e non sappiamo se ci lasceranno più soddisfatti o più disorientati. Ma noi come li viviamo? Semplicemente da spettatori in attesa? Li subiamo? Li accettiamo e basta? Soprattutto: sappiamo apportare a questo tempo così cangiante un nostro contributo attivo per una sua evoluzione a favore dell’uomo? A me pare che, se fosse questa la nostra scelta, ci sarebbe chiesto: anzitutto un’assunzione di consapevolezza di che cosa sta mutando; poi un attento e costante discernimento per cogliere quel vero, buono, bello che, in forme nuove, anche da questi cambiamenti può nascere; infine la capacità di divenire, con umiltà, guida sociale nei ruoli di responsabilità che ci vengono/vi vengono affidati”.
“Agire in servizio al bene comune” il primo principio indicato dal Vescovo, che richiama al riguardo espressioni del cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti e l’esempio di Giuseppe Toniolo: ” Il trevigiano Giuseppe Toniolo rifiutò la separazione tra etica ed economia e scelse di porre al centro della propria elaborazione teorica la categoria di “bene comune”. Per chi è credente vorrei ricordare che il servizio all’economia e alla politica non ci estranea dalla fede”. Quindi, è questo il secondo principio, “dotarsi di libertà e fedeltà. Libertà della mente e della coscienza”. Il terzo principio è creare cittadinanza attiva perché la “buona politica vive della partecipazione e della fiducia dei cittadini”. La politica “non è semplicemente indignazione di fronte a ciò che non va; è molto di più, perché deve perseguire obiettivi, suscitare e orientare forze, individuare modi e forme di ascolto e di incontro, e portare a soluzioni per quanto possibile condivise. Politica non è “io”, ma “noi”, insieme: capaci – grazie alle qualità indispensabili di studio, competenze, tolleranza, disponibilità a promuovere il bene comune – di costruire un progetto di società realistico e possibile, che porti ad elevare effettivamente le condizioni di vita dell’intera comunità”.
Giovani e futuro, famiglie, coesione sociale le tre “attenzioni” indicate dal Vescovo. Per quanto riguarda quest’ultima, da mons. Gardin è arrivato un chiaro richiamo: “Assistiamo ad episodi seri di faziosità e di settarismo. Si mira ad estraniare dalle nostre categorie mentali i concetti di pluralismo e di tolleranza, di apertura e di collaborazione, di rispetto per ogni persona, di competenza e di merito, di legalità, di solidarietà e di coesione sociale. Diseducativi e ingiusti sono i condoni, illiberali sono le minacce alla libertà di stampa, anticristiane sono le scelte di rifiuto delle persone che chiedono aiuto. I cristiani, in particolare, devono sapere che solo la convinta messa in atto di scelte che esprimano accoglienza, cooperazione, solidarietà concreta, inclusione, sono in linea con il Vangelo; pena il contraffare il cristianesimo svuotandolo del Vangelo, e dunque di Cristo: proponendo così non solo un cristianesimo deformato, senza cuore, ma anche un cristianesimo “profanato”.
Infine quattro requisiti indicati da mons. Gardin perché “utili, se non necessari, per affrontare le questioni in modo adeguato”. Il primo, spiega, “è la formazione” perché “non ci si può improvvisare esperti presunti, specie quando si prendono in mano le redini del carro che deve sostenere e trasportare gli altri”. Quindi la responsabilità e il senso dei doveri. “Diritti senza doveri, diritti presunti che si trasformano magari in pretese, non costruiscono una comunità, ma lacerano il suo tessuto fino a distruggerlo”, avverte il presule. E ancora, “irrinunciabile requisito è la legalità e l’onestà”. Per il vescovo di Treviso “c’è un’etica pubblica – un senso della giustizia – una correttezza di fondo che devono stare stabilmente alla base dell’agire politico e sociale”. Infine la fiducia, “base necessaria della vitalità democratica che stringe in un rapporto di reciproca affidabilità la popolazione e i rappresentanti che essa designa”. (Bruno Desidera – La Vita del popolo)