Dalla Casa del clero gli auguri alla diocesi e il racconto di un anno

In una lapide collocata nell’atrio della nostra Casa nel giorno dell’inaugurazione, si trova scritto, in un finissimo latino, che in essa “datur hora quieti”, cioè “si offre il tempo per un sereno riposo”. E così è: i ritmi della nostra vita sono molto tranquilli, molto lontani dall’affanno e dalla fretta da cui erano spesso segnate le nostre giornate quando eravamo nel ministero diretto.
Ma non è che le nostre ore, i nostri giorni e i mesi, siano lontani dalla vita. Come ogni famiglia, anche la nostra vive ogni giorno di gioie e di dolori e accoglie dalle mani di Dio le storie di ognuno, aiutandoci ad aver pazienza e a condividere. Proprio questa è la vera disciplina della Casa del clero: la capacità di condividere tutto. A cominciare dagli spazi comuni, fino alla condivisione paziente della risposta del personale che a volte è impegnato nello stesso momento a soddisfare tante richieste diverse; mettendo in conto anche la condivisione delle… sensibilità liturgiche.
Nuovi “ingressi”. Vi diciamo anzitutto che la famiglia si è allargata: abbiamo accolto ultimamente mons. Ermenegildo Tessari e don Giuseppe Geremia. Abbiamo aggiunto un posto a tavola con gioia, anche perché quando arriva un sacerdote nella comunità, ci accorgiamo che è proprio… quello che ci mancava!
Ci hanno lasciato. Ma alla conclusione di quest’anno vogliamo soprattutto ricordare i sette confratelli che sono morti nella Casa del Clero nel corso del 2018. Proprio all’inizio dell’anno è mancato don Franco Pegorin; in marzo don Franco Zanon e don Aquino Berno; in aprile don Emilio Spagnolo e don Angelo Fantinato; in agosto don Giuseppe Ravanello e in ottobre don Benito Zardo. Ricordiamo con affetto anche due mamme di sacerdoti della diocesi, entrate nella nostra Casa e che qui sono morte: la signora Adelia, mamma di don Alberto Gasparini, e la signora Liliana, mamma di don Giorgio Riccoboni.
Ma, come dicevamo, non sono mancate le gioie. Tra queste al primo posto mettiamo la lieta sorpresa condivisa con alcune mamme e alcuni papà del personale infermieristico e di servizio, allietati dalla nascita di una bambina o di un bambino. Noi ci siamo sentiti in festa con loro e ci piacerebbe poterli riunire un giorno tutti qui, in casa nostra, per far festa con loro.
Le nostre stagioni. Nell’anno corrono quattro stagioni. Qualcuno vede in esse solo il tempo che passa e magari si abbandona a considerazioni tristi. Ma da noi non è così. Nella Casa del Clero le stagioni vengono festeggiate, secondo la caratteristica di ciascuna.
Recentemente abbiamo festeggiato e congedato l’autunno con molta allegria, con canti e suoni, castagne, torte e buon vino. Una festa spontanea fiorita improvvisamente, forse per la somiglianza dell’autunno con la nostra stagione di vita. Noi scegliamo per il nostro autunno l’espressione tedesca che lo chiama “tarda estate”.
E veniamo ad altro. La televisione non ne ha parlato… ma i preti della Casa del Clero sono stati in visita, con tanto di guida, alla mostra “Da Tiziano a Van Dyk”. E non meravigliatevi se magari, com’è in programma, prossimamente ci troverete in pizzeria…
Vogliamo ricordare con affetto il nostro Seminario che abbiamo visto passare in Casa, sia i teologi, sia un gruppo di ragazzi della Comunità giovanile. Al seminario dedichiamo continuamente la preghiera e la nostra offerta. Ci piace ricordare ed essere ricordati.
Anche da questo piccolo angolo di “Vita del Popolo” vogliamo esprimere al nostro vescovo Gianfranco Agostino i più fervidi e affettuosi auguri per le Sante Feste. Così come sentiamo vicino a noi il vescovo Paolo e tutto il presbiterio. (I sacerdoti della Casa del Clero)