“Gesù è la luce: con lui possiamo vivere anche questo tempo difficile come un tempo donato”

Si è conclusa con una preghiera a San Liberale, patrono della città e della diocesi di Treviso, la celebrazione eucaristica del vescovo Michele nella IV domenica di Quaresima, questa mattina, nella cripta della chiesa cattedrale.

Una messa, come nella festa di san Giuseppe, a porte chiuse, trasmessa però in diretta televisiva su Antenna 3 e Rete Veneta, e in streaming sui siti diocesani, per dare la possibilità a tante persone di partecipare alla celebrazione eucaristica. Per la prima volta la celebrazione è stata tradotta simultaneamente nella Lingua italiana dei segni grazie all’interprete ufficiale Cristina Spataro.

“La guarigione del cieco dalla nascita ci svela Gesù luce del mondo” ha ricordato mons. Tomasi nell’omelia, sottolineando come il Vangelo di queste domeniche sia un cammino di catechesi, un invito alla conoscenza del Signore Gesù (domenica scorsa presentato come “acqua viva”, domenica prossima come “risurrezione e vita”), per scoprirlo “vivo ed operante nella nostra vita, per poter celebrare con una mente e un cuore nuovo la sua Risurrezione gloriosa nella Pasqua”. Dalle domande dei discepoli sulle cause morali della cecità dell’uomo, alle nostre domande, che talvolta sono simili, perché “abbiamo bisogno di sapere, di capire, per dare un senso a quanto ci accade. Rischiamo però di accontentarci di risposte troppo semplificate, consolanti, forse, ma superficiali. Gesù questa risposta non la dà. Non dice ai discepoli perché il cieco sia cieco. Non dice a noi perché siamo nella prova in cui siamo. Ci assicura di essere lui la luce del mondo, laddove la notte è la condizione del mondo quando non accoglie in sé la vita” ha ricordato mons. Tomasi.

“La polvere e il fango di cui siamo fatti sono resi vitali dal soffio di Dio, questa nostra fragile esistenza vive dello stesso respiro di Dio, l’incontro con Gesù apre i nostri occhi alla contemplazione del nostro essere fragili creature e contemporaneamente esseri animati da una vita che contro ogni evidenza sfida il tempo, rimane in eterno. Il cieco fa un percorso dal buio alla luce: fisicamente, perché i suoi occhi ora funzionano. Ma anche la sua conoscenza di Cristo cresce, attraverso un processo di illuminazione della mente e del cuore, che lo riconosce come “l’uomo che si chiama Gesù” e il “Figlio dell’uomo”, per proclamare, infine, che “Gesù è il Signore”.

Nel cammino di riconoscimento compiuto dal cieco risanato, anche il nostro cammino di discepoli oggi: “È nell’umanità di Gesù Cristo che scopriamo la sua gloria. È nel suo abbandono sulla croce, quando sarà innalzato su di essa che noi vedremo la sua gloria di vero Dio. Soltanto nel suo dono totale e nella sua apparente sconfitta lo sapremo riconoscere quale egli davvero è, amore che non abbandona e che abbraccia ogni scacco umano, ogni debolezza, ogni paura, ogni lacrima”.

“Dove la vita è avvolta dalle tenebre lui è luce, dove sembra regnare la morte, lui è vita. Non si impone però, né alla ragione, né alle emozioni: la sua luce non abbaglia. Come gli avversari nell’episodio evangelico, anche io sono lasciato libero di credere. Prego – ha detto mons. Tomasi – perché noi tutti possiamo essere come il cieco nato. Gesù Cristo è risorto, è vivo tra noi, agisce con noi, in noi: lo possiamo incontrare: nella luce della fede, certo, ma lo possiamo incontrare realmente. Come il cieco guarito possiamo essere condotti a vedere la realtà con occhi nuovi, possiamo vedere l’altro come un fratello che ha bisogno di noi e non come un avversario; possiamo vivere anche questo tempo difficile come un tempo donato”.

“Chi sono attorno a me le persone che questa nuova luce mi permette di vedere con uno sguardo fresco e stupito?” si è chiesto il Vescovo: “la mia famiglia, coloro con cui vivo insieme tutta la giornata, oppure coloro che mi sono lontani e mi mancano, forse coloro che sinora non avevo degnato neppure di uno sguardo che fosse attento, rispettoso, amico. Scopriremo quanto bene sia semplicemente in attesa della nostra volontà e disponibilità per essere compiuto e donato, quanto ciascuno di noi possa essere benedizione per gli altri: ogni nostro piccolo gesto di prudenza e di rispetto può diventare contributo essenziale al bene di tutti. Qual è il gesto di bene e di amore che oggi posso compiere solo io, qual è l’opera di Dio che il mondo si aspetta da me? Posso scoprire anche un gesto piccolissimo, che costituisce però la mia missione: che questo gesto sia posto o meno, dipenderà dalla mia risposta. Questa risposta manifesterà la mia fede. Questa risposta potrà fare di me uno strumento dell’amore di Dio”.

Prima della preghiera a san Liberale, il Vescovo ha voluto leggere due delle tante preghiere dei bambini e dei ragazzi, che gli sono arrivate tramite l’ufficio per l’Annuncio e la Catechesi: le preghiere di Fatima e Asia chiedono a Gesù di “non chiudere più gli occhi, dimenticandoci di aiutare il mondo” e “di proteggerci da questo virus per poter uscire da queste case e abbracciare le persone che amiamo”, sottolineando anche, come fa Asia, riferendosi al Vangelo di questa domenica, che “secondo me il fango ora rappresenta i medici e il vaccino che potrà salvarci”.

Infine, la supplica al santo patrono, le cui reliquie sono custodite proprio nella cripta della cattedrale, lui – ha ricordato il Vescovo – che riceveva forza fisica, morale e spirituale dall’incontro con Gesù Eucaristia, e che sa quanto è difficile per noi oggi rimanere senza questo nutrimento: “Vogliamo lasciarci conquistare dal tuo esempio di fede, e dal tuo grande amore per Gesù e per i poveri – ha detto il Vescovo, rivolgendosi al giovane soldato di Altino -. Per la tua intercessione, fa’ che ritroviamo presto la pace e la gioia di poter servire il Signore e i fratelli con tutte le nostre capacità, col nostro lavoro, col nostro studio, col nostro volontariato, con tutte quelle doti che il Padre ci ha affidato per trasformare il mondo e renderlo sempre più somigliante al sogno d’amore che ha per ciascuno di noi”.

 

Preghiera a San Liberale

Alla tua protezione ci affidiamo S. Liberale, patrono della nostra Diocesi.

Vogliamo lasciarci conquistare dal tuo esempio di fede,

e dal tuo grande amore per Gesù e per i poveri.

Vogliamo che, specialmente in questo periodo di prova, anche la nostra vita sia come la tua:

segno di fiducia in Dio Padre, che si prende cura dei suoi figli;

in Cristo, che si fa vicino e ci accompagna nelle fatiche;

nello Spirito Santo, che dona forza e coraggio per affrontare le avversità.

Tu, che sei stato instancabile annunciatore della divinità di Gesù, il Dio con noi,

sostieni la nostra speranza nel Signore della vita, vivo accanto a noi,

accendi la nostra carità perché possiamo prenderci cura con dedizione gli uni degli altri,

specie dei più piccoli e indifesi, degli anziani e dei fragili, dei poveri e dei dimenticati.

Soldato di Altino, spronaci nella battaglia contro il male fuori e dentro di noi,

contro l’egoismo che rende ciechi verso i bisogni del prossimo,

contro il sospetto verso i fratelli che rende soli,

contro il disinteresse che priva l’altro della sua dignità.

Per la tua intercessione fa’ che ritroviamo presto la pace e la gioia

di poter servire il Signore e i fratelli con tutte le nostre capacità,

col nostro lavoro, col nostro studio, col nostro volontariato…

con tutte quelle doti che il Padre ci ha affidato per trasformare il mondo

e renderlo sempre più somigliante al sogno d’amore che ha per ciascuno di noi.

Amen.