Giornata del malato: celebrazione con il Vescovo domenica 11 a Madona Granda

Sarà celebrata domenica prossima, 11 febbraio, la Giornata mondiale del malato. Alle 15.30, nel santuario di Santa Maria Maggiore a Treviso, santa messa presieduta dal Vescovo, alla quale sono invitati in modo particolare i malati, i loro famigliari e gli operatori e i volontari della salute. Sarà presente l’Unitalsi, sottosezione di Treviso.

Pubblichiamo la riflessione per la Giornata a cura di don Antonio Guidolin, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale della salute, pubblicata sulla pagina mensile della Vita del popolo “Ti saluto fratello”:

Sono passati centosessant’anni dalla fine di gennaio del 1858, quando il Vescovo della diocesi francese di Tarbes, da cui dipendeva la parrocchia di Lourdes, scrisse a tutti i suoi parroci, invitandoli a promuovere due settimane di predicazione durante l’ormai vicina quaresima. Di lì a qualche giorno il parroco di Lourdes avrebbe risposto che non era riuscito a trovare alcun predicatore disponibile. Potrà essere, allora, solo una strana coincidenza che dopo poco, l’11 febbraio, la vergine Maria iniziava ad apparire alla piccola Bernardetta con la richiesta di venire alla grotta di Massabielle per quindici giorni? Quasi come una mamma catechista, la madre di Gesù avrebbe condotto una straordinaria catechesi con parole e segni che a distanza di tanti anni continuano a toccare il cuore degli umili. Il segreto di Lourdes, come di ogni autentica apparizione mariana, è di rinnovare la verità di quelle che sono le ultime parole di Maria nel Vangelo, da lei rivolte ai servi di Cana di Galilea: “Qualsiasi cosa Gesù vi dica, fatela” (Giovanni 2,5). Questo “testamento” della santa Vergine è il tema dell’anno pastorale del santuario di Lourdes, un invito che non interpella solo i pellegrini ma chiunque voglia mettersi alla scuola di Maria di Nazareth.
La roccia della grotta la possiamo ritrovare anzitutto dentro ciascuno di noi, nella misura in cui la fiducia in Dio è la roccia su cui costruiamo la casa della nostra vita. La sorgente d’acqua che da quella roccia continua a zampillare e che con tanta speranza viene raccolta e usata dai pellegrini, ci ricorda che una sorgente di vita si apre per noi in ogni nostro incontro con Gesù nella sua parola e nei sacramenti. La luce dei ceri, che fin dall’inizio delle apparizioni ha illuminato quel luogo, non può non ricordarci che è Gesù “la luce delle genti”, venuto a illuminare quanti “giacciono nell’ombra della morte”. Le sobrie parole pronunciate da Maria a Lourdes iniziano dopo che le prime apparizioni sono avvenute in silenzio. E’ così di ogni parola vera: nasce dal silenzio, nell’ascolto di ciò che lo Spirito di Dio dice al nostro cuore. E non fu un caso che il primo segno avvertito da Bernardetta nell’apparire di Maria, fu un ripetuto soffio di vento, come “il soffio di una brezza leggera” (1 Re 19,12) che aveva fatto capire ad Elia di essere alla presenza di Dio. Il segno, però, che maggiormente parla a Lourdes è offerto dalla presenza di molti ammalati. Nessun santuario mariano si caratterizza per una così ampia presenza di uomini e donne segnati dalla fragilità. Perché un tale richiamo viene proprio da Lourdes? Difficile rispondervi, pensando che la Madonna, a Lourdes, non ha mai parlato di infermi o ha invitato a condurli in pellegrinaggio. Eppure è grazie a quell’istinto della fede”, il “sensus fidei”, che il popolo di Dio ha colto intuitivamente che il cielo aveva aperto in quel luogo “un ospedale da campo”. Ogni malattia e sofferenza umana vi avrebbero trovato sollievo o guarigione. La gente ha avvertito che, come una “buona samaritana”, Maria era venuta per curare le ferite, fasciare le piaghe dei cuori affranti. Apparendo a Bernardetta che, morta in giovane età, aveva confessato essere il suo unico mestiere quello di “fare l’ammalata”, la santa Vergine si faceva vicina ad ogni fragilità umana per infondervi consolazione e speranza. Ma l’attenzione amorevole della madre di Gesù contagia chi vi passa accanto. Accadde così al giovane Giovan Battista Tomassi, che avendo deciso di suicidarsi davanti alla Grotta di Lourdes, non mise in atto il terribile proposito, perché colpito dal servizio di tanti volontari. A sua volta divenne il fondatore dell’associazione Unitalsi, di volontari che accompagnano gli ammalati e i pellegrini a Lourdes, continuando poi questa vicinanza durante tutto l’anno.
La prossima giornata mondiale del malato che celebreremo l’11 febbraio possa diventare una rinnovata occasione per non lasciar cadere le parole di Maria: “Qualsiasi cosa vi dica fatela”. A ognuno singolarmente e comunitariamente si faccia chiaro che cosa il Signore attende per essere con lui e come lui accanto a chi soffre.
don Antonio Guidolin