Il dono della Liturgia nella vita della Chiesa: presentata a Treviso la nuova edizione del Messale

“Ma che cos’è quel librone rosso che c’è sull’altare? È la Bibbia?”. A volte negli incontri di catechismo ci sentiamo rivolgere queste domande dai bambini. No, quel librone rosso non è la Bibbia, è il Messale, strumento necessario per celebrare la Messa.
Ma non è solo questo. Non è solo uno strumento liturgico, ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale di Gesù Cristo, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita. Questo libro liturgico vedrà nei prossimi mesi la sua terza edizione, frutto di un lungo lavoro di revisione e che presenterà alcune variazione rispetto al Messale Romano in vigore ora. Ecco perché mercoledì 4 dicembre si è voluto proporre, in particolare a quanti svolgono un servizio nella liturgia delle nostre parrocchie, un incontro sul Messale Romano e sulla “Liturgia, dono nella vita della Chiesa”.
In questa serata, mons. Franco Magnani, direttore dell’Ufficio Liturgico nazionale, ha offerto non solo alcune anticipazioni circa le novità del Messale e il motivo dei cambiamenti apportati ma, tenendo uno sguardo ampio sull’orizzonte della liturgia, ha fatto dono all’assemblea presente di una ricca e competente proposta sulla natura della liturgia stessa e sul senso del celebrare.
Il Concilio Vaticano II ci ha invitato a considerare e a collocare la liturgia nel cuore della vita della Chiesa e, citando Evangelii Gaudium, al n. 24 mons. Magnani ha ribadito come la Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia.
La liturgia non è un mezzo, ma la possiamo collocare nell’ordine dei fini: essa permette l’incontro con il Signore. Un incontro totalizzante che coinvolge il corpo per far diventare “un solo corpo”. La celebrazione mette dunque in contatto con il mistero pasquale. Il celebrare diventa momento di grazia che dovrebbe portare i fedeli celebranti a dire, come i discepoli sul monte Tabor: “E’ bello per noi stare qui”, perché è bello dare lode a Dio. Ciò significa riscoprire la liturgia come quel dono che dà forza e senso alla nostra vita cristiana, sviluppando il collegamento della liturgia con l’intera vita cristiana, nel quadro di una “pastorale integrata” che rispetti la peculiarità della liturgia e, insieme, la connetta con le esperienze fondamentali della vita (cfr. “IV Convegno ecclesiale nazionale” di Verona 2006).
“Noi abbiamo problemi con il rito – ha affermato mons. Magnani – perché lo intendiamo come ritualismo, dimenticando che il rito ha in sé la capacità di mettere ordine, al nostro spirito e alla comunità, secondo l’ordo che ci dà la Chiesa. Ecco perché è importante accoglierlo invece che manometterlo, e lasciare che ci apra alla novità del dono che si rende possibile attraverso di esso. Il Rito è per chi lo celebra una forma di vita, e come tale va riscoperto; non come luogo per trasmettere concetti o precetti, ma come sorgente di vita e di fede”. Perché la liturgia possa essere veramente culmen et fons non possiamo non chiederci quale cura abbiamo per il linguaggio liturgico, che ereditiamo da una tradizione antica e viva. Nella celebrazione non si parla solo con le parole, ma ancor di più con i gesti, le relazioni, i segni, gli spazi, i canti, i colori, le vesti, il silenzio… Entrando nel merito del Messale, prima di accennare ad alcuni cambiamenti che vedremo nella nuova edizione, mons. Magnani ha voluto ribadire come questo libro liturgico può aiutare a essere meno superficiali nelle nostre celebrazioni, ma ad “usarlo” come strumento per educare alla preghiera.
La nuova traduzione che ci giunge dopo 16 anni di lavoro è un’occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica. Non si pone in discontinuità con le edizioni precedenti ma conserva in continuità e progresso l’intento fondamentale del Messale di Paolo VI, e cioè quello di condurre il popolo di Dio a una celebrazione efficacemente partecipata e fruttuosamente vissuta. Si è cercato di evitare un linguaggio troppo tecnico o ordinario, invitando a recuperare un’ars celebrandi di tutta intera la comunità.
Fra le “novità” nella nuova edizione troveremo nuove aggiunte di alcuni formulari di Messe, sia la parte eucologica come quella rubricale sono state rivisitate (sono state previste per il tempo di Quaresima delle “orazioni sul popolo”, recuperate dagli antichi sacramentari con l’intento di introdurre sempre più il popolo alla vita e al tempo liturgico che si sta vivendo; le collette domenicali previste per i tre anni liturgici sono state riviste, essenzializzate e messe in sintonia con la Parola di Dio proclamata, con la possibilità di utilizzarle come conclusione delle preghiere dei fedeli; sono stati compilati nuovi prefazi…)
Vedremo ufficializzata la nuova traduzione del Padre Nostro (“non ci abbandonare alla tentazione” al posto di “non ci indurre in tentazione”, e l’aggiunta di un “anche”, “come anche noi li rimettiamo”); altra modifica riguarda il Gloria dove verrà sostituito “pace in terra agli uomini di buona volontà” con “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.
Molto importante risulta essere l’introduzione di parti musicali nelle sezioni dialogate. Per non fermarci ai cambiamenti in sé, che potrebbero sembrare non particolarmente significativi, sarà necessario cogliere in profondità le motivazioni e il senso di tali modifiche, per comprenderne la ricchezza e l’importanza dei contenuti e dell’adeguamento in vista di una partecipazione sempre più consapevole, attiva e fruttuosa. (Maria Elena Menegazzo – Ufficio liturgico diocesano)