Il Vescovo alla messa dei popoli: “Ci sentiamo tutti figli amati dal Padre”

“Saluto tutti voi con molta gioia, la gioia che anche quest’anno si ripeta questo momento di incontro, di festa, di fraternità”. Con queste semplici parole di benvenuto sincero, il vescovo Gianfranco Agostino Gardin ha iniziato l’omelia nella messa da lui presieduta domenica 6 gennaio in cattedrale nella solennità dell’Epifania, celebrazione che da molti anni vede la partecipazione attiva delle molteplici comunità cattoliche di immigrati presenti nella nostra Diocesi. Hanno partecipato alla celebrazione anche il sindaco Mario Conte e il presidente del Consiglio comunale Giancarlo Iannicelli.
Un saluto che sintetizza l’esperienza che si ripete ogni anno, in un giorno in cui la Liturgia, presentando i Magi e la loro adorazione del Bambino Gesù, porta il nostro sguardo e la nostra attenzione, proprio su quella frase del profeta Isaia: “Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio”. La messa è stata concelebrata dai vicari episcopali, dal Capitolo della Cattedrale, dai molti preti che seguono e accompagnano le diverse comunità straniere, dai direttori della Migrantes e del Centro missionario.
I canti, le letture proclamate nelle diverse lingue, la preghiera dei figli recitata mano nella mano con i bambini sul presbiterio per ricevere la pace dal pastore e portarla all’assemblea, le bandiere che dicono le diverse provenienze, i colori dei vestiti tradizionali e le melodie che s’intrecciano senza disturbarsi reciprocamente, sono la testimonianza che l’essere credenti, ha continuato il Vescovo, chiede di vivere “una parola grande, preziosa, decisiva che fa parte della nostra identità e del nostro impegno di cristiani: comunione. E’ questo il comandamento, l’impegno irrinunciabile che Gesù ci ha lasciato come il segno che identifica il cristiano: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Non ha importanza da dove veniamo, la lingua che parliamo, il colore della nostra pelle: siamo discepoli dello stesso Signore”.
Le differenze non impediscono lo stare insieme, il condividere la stessa fede in un Dio che guarda tutti con lo stesso amore: “Siamo dunque qui, questa mattina, persone di nazioni, culture, lingue diverse; abbiamo usanze, tradizioni, stili di vita diversi, ma siamo accomunati da qualcosa che ci lega profondamente: ci sentiamo tutti figli amati dal Padre che è nei cieli… ci sentiamo tutti redenti dal Figlio venuto nel mondo a dare la sua vita per noi, Gesù; ci sentiamo tutti accolti dalla Chiesa che è madre e che ci ha generato e continuamente ci genera alla fede. E la vostra presenza aiuta oggi la nostra Chiesa di Treviso a sentirsi parte della Chiesa universale”.
Mons. Gardin ha citato un passaggio dal Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di papa Francesco, nel quale il pontefice mette in relazione stretta politica e poveri: “Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”, scrive il Papa. “Possiamo aggiungere – ha continuato il Vescovo -: simili discorsi e azioni non sono certo ispirati al Vangelo. Privare della speranza significa gettare nella disperazione, significa produrre sofferenza, semplicemente abbandonando a se stesso colui che soffre”.
Mons. Gardin ha concluso con una preghiera: “Fa’ che, anche se sono lontani dalle loro radici, continuino a porre in te la loro fiducia, continuino a credere, sperare e ad amare, e a sentire la gioia di essere cristiani. E fa’ che trovino in noi, gente di questa terra, popolo di questa Chiesa trevigiana, dei fratelli e sorelle buoni, accoglienti, solidali, generosi, aperti: davvero dei fratelli e sorelle in Cristo”.
Pensieri e preghiere si sono dunque intrecciati nell’omelia del Vescovo che, come da tradizione, ha anche consegnato il suo personale biglietto di auguri a quanti erano presenti in cattedrale.
La festa è poi continuata nella palestra della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice dove, la comunità filippina, srilankese e africana francofona, hanno allietato e coinvolto proponendo alcuni canti e balli tradizionali dei loro paesi d’origine; vanno ringraziati gli Alpini che, come ogni anno, aiutano i presenti anche a “gustare con il palato”, preparando pasta al ragù e panini per le tante persone presenti, più dello scorso anno.