La fede nel Signore Risorto ci dona uno «sguardo pasquale» su noi stessi, sulla vita, sul mondo

“È un dono grande poterci ritrovare – soprattutto dopo il «digiuno» forzato dell’anno scorso – per celebrare insieme la Risurrezione del Signore, la notte in cui tutta la Chiesa si lascia ancora una volta sorprendere dall’ annuncio antico e sempre nuovo: Cristo è veramente risorto. Lui è risorto, in quella notte, una volta per tutte, una volta per tutti, la notte nella quale “Gesù Cristo è passato dalla morte alla vita”: il vescovo Michele ha iniziato così l’omelia della veglia pasquale, la bella e ricca celebrazione che ha preso avvio sotto il portico della cattedrale con la benedizione del fuoco e la preparazione e l’accensione del cero pasquale, cui è seguita la processione con le candele accese nella chiesa buia.

“La fede nel Signore risorto ci dona uno «sguardo pasquale» su noi stessi, sulla vita, sul mondo – ha sottolineato il Vescovo -. Abbiamo iniziato la celebrazione con la luce del fuoco, da quel fuoco abbiamo acceso il cero e da questo le nostre candele. Anche se le tenebre sono fitte, anche se la morte sembra estendere il suo potere implacabile sulla storia dell’umanità, su ogni persona, su ciascuno di noi, splende una luce apparentemente debole ma potente, viva, reale, definitiva. Il Risorto è il crocifisso che non è più in potere della morte, e si fa, per noi, viandante di luce”.

Una forza, una fiamma, quelle del fuoco e del cero, che sembrano più tenui, meno splendenti “in questo tempo di continua attesa di una speranza, tempo difficile e di autentica prova, in cui le tenebre sembrano inghiottire le nostre vite, tutta la nostra società. Ancora più esigente risuona la voce del giovane dalla veste bianca: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui”. Ascoltiamo questo annuncio – l’invito del Vescovo -, accogliamolo come un seme che germoglia e fiorisce nella nostra mente e nel nostro cuore”.

Ad illuminare il buio di questi tempi, però, “quante fiammelle in ogni notte. Quanto amore ricevuto e donato, che ha permesso a tanti di continuare a sperare anche nella prova più dolorosa, e che continuerà ancora a vincere solitudini, a evitare abbandoni, ad osare accoglienze e inclusioni. Che permetterà ancora a tanti di essere al fianco di chi fa più fatica e di non abbandonare nessuno”.

“Lo «sguardo pasquale» che ci dona il Signore risorto è lo sguardo sul mondo del Crocifisso che tutti perdona, che a tutti si dona. Quello sguardo e nessun’altro è lo sguardo vero di Dio sul mondo. Il Padre, facendo risorgere il Figlio dai morti, ce lo dichiara con forza: Gesù Cristo è davvero il prediletto. Con Lui Dio continua a schierarsi dalla parte dei poveri e degli sconfitti della storia, con Lui sceglie il rifiuto della violenza, la verità, il perdono. Anche chi lo ha crocifisso, anche chi lo ha tradito, abbandonato o rinnegato può vivere di nuovo nel suo perdono, nel suo saluto di pace e di vita, nel suo sguardo di amore – ha ricordato mons. Tomasi -. È contro il male, quello sguardo, contro ogni male, perché lo «sguardo pasquale» permette di vedere vita, vita vera, soprattutto là dove essa non è ancora sbocciata e fiorita: così come lo sguardo di chi educa sa vedere nascosto nel presente il futuro che può realizzarsi per quel ragazzo o per quella ragazza, così come lo sguardo di chi si cura degli altri sa vedere celata dalla malattia e dal dolore la bellezza infinita della dignità di ogni sofferente. Lo «sguardo pasquale» sul mondo ci permette di essere pienamente a servizio di questa vita, di questo tempo, di questa storia, di questa umanità. Proprio perché è lo sguardo di colui che ha sconfitto la morte e che allarga all’infinito l’orizzonte della nostra vita”.

“Chiediamo, allora, in questa notte santa – l’invito del Vescovo – di ricevere anche noi la trasparenza di questo «sguardo pasquale», su noi stessi, sulla vita, sul mondo. Chiediamo di sentire la grazia della presenza viva del Cristo, viandante di luce. Chiediamo che Egli possa alimentare in noi quella fiamma di vita, di fede, di speranza e di amore che ha accesso con la sua Risurrezione”.