La rugiada dello Spirito fa germogliare le nostre comunità: la riflessione del Vescovo e le testimonianze alla convocazione di Pentecoste

E’ stato un pomeriggio di narrazione, di ascolto, di preghiera. Domenica 23 maggio la diocesi di Treviso ha vissuto la convocazione diocesana di Pentecoste, in una duplice modalità: in presenza, nel tempio di San Nicolò, in particolare per coloro che partecipano ai vari consigli e organismi diocesani; e collegati in streaming da una delle tante chiese dove i fedeli di più parrocchie vicine si sono ritrovati, come pure da casa attraverso il canale YouTube della diocesi.

“E’ lo Spirito che dà la vita” (Gv 6,63) è il titolo scelto per la convocazione, voluta dal vescovo Tomasi. “A Pentecoste – scriveva il Vescovo nella sua Lettera pastorale “Saldi nella speranza” a inizio Avvento – potremo narrarci quanto lo Spirito ci avrà suggerito durante l’anno e rilanciare le attività per il periodo estivo”.

E proprio a raccontare l’opera dello Spirito Santo nella vita delle comunità è stata dedicata la parte centrale, insieme all’intervento del Vescovo, della celebrazione. Introdotte da mons. Mario Salviato, vicario per il coordinamento della Pastorale, ecco allora le video-testimonianze dei bambini e ragazzi dell’Acr di Camposampiero che si sono messi in gioco con un giornalino fatto da loro, i catechisti di Falzè e Trevignano che hanno tenuto il filo delle relazioni con i ragazzi e le famiglie anche durante il lockdown; e poi la comunità di Santa Maria del Sile che ha sempre celebrato una delle messe domenicali nel campo sportivo parrocchiale; un cenacolo di condivisione, non solo del pane ma anche di relazioni e di sostegno a Oné di Fonte; come le relazioni cercate e vissute da parte di alcuni giovani di Croce di Piave con i loro educatori; il ritrovarsi in chiesa dei Consigli delle sette parrocchie di Mirano e di altre realtà della vita sociale e civile per donarsi reciprocamente il racconto del bene sperimentato nell’aiuto alle persone in difficoltà e nell’adozione di stili di vita maggiormente evangelici; la proposta della Collaborazione pastorale di Mogliano di leggere insieme l’enciclica “Fratelli tutti”; infine, una giovane coppia di Castello di Godego che ha scelto di sposarsi anche in zona arancione, senza feste, nella sobrietà, ma soprattutto nella gioia.

All’inizio del suo intervento il Vescovo Michele ha ricordato con emozione l’ultima volta che la nostra chiesa diocesana ha vissuto un momento simile, insieme, per l’apertura dell’anno pastorale nell’autunno 2019.

“Quante volte, in questa pandemia che ha rubato letteralmente il respiro a tanti fratelli e sorelle, abbiamo avuto paura che il cielo e il mondo intero si richiudessero ostili e muti su di noi, eppure – ostinati – abbiamo continuato ad invocare su di noi, su tutti, il respiro di Dio, Dio stesso, lo Spirito Santo – ha ricordato il Vescovo nel suo intervento -. Abbiamo continuato ad invocarlo su un pezzo di pane, su un calice di vino e su una comunità, abbiamo continuato a crederlo presenza reale e viva, eucaristia e comunità, ce ne siamo lasciati alimentare nel profondo dell’anima e dell’esperienza”.

“In questo tempo – ha aggiunto – abbiamo anche ricevuto in dono, assieme alla Chiesa di tutta Italia, la nuova traduzione del Messale che ci ha offerto parole nuove per invocare, proclamare ed annunciare, per cogliere ed approfondire sempre meglio il senso profondo della celebrazione dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana”.

La nuova traduzione della seconda preghiera eucaristica ci fa invocare: “Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito”. Proprio intorno al significato dell’espressione “rugiada dello Spirito”, il Vescovo ha proposto alcune “declinazioni” suggestive, accompagnate da immagini di rugiada.

“Sì, lo Spirito di Dio ci dona rugiada, si presenta come rugiada – ha ricordato il Vescovo -, gocce leggere di acqua che si posano delicate e silenziose sulla terra, sui prati, sugli alberi e sui fiori, sui tetti delle case e delle chiese, sui campi, sulle città degli uomini. Quanta rugiada c’è nella Bibbia. Quanta vita al di là di ogni attesa è racchiusa nella rugiada dei deserti della Bibbia, là dove non si riesce a formare la pioggia e quel velo di gocce così fragile e fugace permette alla terra refrigerio e sostentamento, e alla vita di fiorire contro ogni calura divorante, speranza contro ogni speranza. Rugiada che nel deserto mitiga il calore – ci ricorda il libro del Siracide – ed è segno di una parola buona di amicizia e di misericordia, che deve accompagnare e santificare anche il dono materiale più prezioso. Di tanto aiuto materiale c’è bisogno, oggi, e ce ne sarà in futuro per i più fragili nelle nostre comunità, per le tante comunità fragili e quasi spezzate nel mondo, con tanti fratelli e sorelle abbandonati, soli e morenti. Ma quella parola buona, di cui la rugiada è segno, è anche la parola che deve essere pronunciata dalla nostra cultura, il progetto di vita del nostro tempo, i propositi e gli orizzonti che ci poniamo come società, politica ed economia. Non ci sono parole veramente buone in una cultura di morte, di guerra, di ingiustizia e di esclusione”.

“Ci è chiesta e donata una parola che dia vita e che ravvivi i colori dell’esistenza. La rugiada dello Spirito darà consistenza alla promessa di bene contenuta in ogni preoccupazione, in ogni sogno, in ogni relazione. Ed ogni incontro che potremo vivere durante la prossima estate – ha ricordato mons. Tomasi -, vivrà della consistenza delicata e forte di questa luce. Saranno incontri voluti con coraggio, vissuti nella responsabilità, donati nel servizio, celebrati nella gioia. Rugiada che fa germogliare gli alberi e le piante, come anche le comunità, e che quando evapora lascia dietro di sé l’amicizia sociale, il sostegno tra fratelli e sorelle, una società accogliente ed inclusiva, la gioia della festa, le ragioni di un rinnovato patto di comunità per la trasmissione della vita, della fede, della speranza”.

I segni che sono stati raccontati oggi stanno per tantissime gocce di rugiada che lo Spirto Santo ha deposto sulla nostra terra, a tratti assetata e riarsa. “Essi ci hanno ricordato – ha sottolineato il Vescovo – che il Signore non si dimentica della sua terra, e ci testimoniano di quanta freschezza di quotidiana concretezza siamo capaci se lasciamo spazio e tempo al soffio dello Spirito, se con semplicità accettiamo il fatto semplice e rivoluzionario che siamo davvero capaci di volerci bene perché il Signore continua a volerci bene”.

E il vescovo ha concluso invitando a “continuare a credere che siamo vivi in Dio, e che in Lui ogni istante di vita è intriso di eternità. Verrà da qui la forza di continuare a essere popolo in cammino, di approfondire e diffondere la sinodalità della vita della Diocesi assieme a quella di tutta la Chiesa, secondo quanto ci invita con forza a fare papa Francesco proprio in questi giorni. Un cammino fatto di ascolto reciproco, di condivisione fraterna e di discernimento”.

Mons. Tomasi ha fatto riferimento, infine, alla prossima nomina dei suoi più stretti collaboratori, “un processo per me necessario – di domanda, di ascolto – quello che sto facendo per la scelta. Che il Signore mi aiuti in questo percorso. Mi sta già aiutando nelle risposte di tanti, che ringrazio. Non ci vorrà moltissimo tempo, ma ancora un po’ sì”.