Le novità del messale/4: Il Padre nostro

Il Padre nostro è la preghiera che Gesù consegna ai suoi discepoli, rispondendo alla richiesta di insegnare loro come pregare (Lc 11,1) e per dare loro il modo di rivolgersi al Padre, a differenza dei pagani che pregano sprecando tante parole (Mt 6,7). Queste parole, che impariamo fin da bambini e restano conosciute anche per chi non frequenta assiduamente la messa, corrispondono al brano contenuto nel vangelo secondo Matteo (Mt 6,9-13). Se tutti ne conoscono la versione italiana, molti ancora ne ricordano i termini latini che a volte cantiamo. Il Messale utilizza il testo proposto nella versione Cei della Bibbia del 2008. Questa nuova traduzione, che stiamo imparando, richiede tutta la nostra attenzione per abituarci a pregare con “nuove” parole. I cambiamenti sono motivati dalla volontà di essere più fedeli al testo evangelico originale in lingua greca. Anzitutto l’aggiunta di un anche (presente pure nella versione latina) collega la misericordia che invochiamo dal Padre alla nostra disponibilità a perdonare il prossimo: mentre supplichiamo di perdonarci (e siamo certi di essere ascoltati) siamo interpellati ad avere lo stesso atteggiamento nei confronti del prossimo (cf. Mt 18,23-35). Inoltre l’invocazione di non abbandonarci ci invita a cogliere la costante presenza del Padre nella nostra vita, anche quando siamo messi alla prova. Queste modifiche, che a poco a poco diverranno familiari, potranno aiutare a una sempre maggiore confidenza con la preghiera del Signore, così da rivolgerci al Padre con autentica confidenza. (a cura dell’ufficio liturgico Treviso)