L’Eucaristia e quella stanza “al piano superiore” in cui sostare e da cui partire

E’ un invito a “sostare” per un po’ nella stanza “al piano superiore” quello che l’evangelista Marco fa nel brano della festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. “Quella sala grande, arredata e preparata, pensata e voluta dal Signore per la cena della sua Pasqua, che è il luogo centrale della vita della prima comunità cristiana, dove i discepoli hanno vissuto i poli opposti e apparentemente contradditori della loro esperienza con il Signore Gesù – ha detto il Vescovo nell’omelia della celebrazione in cattedrale, lo scorso 6 giugno -. Il luogo che Gesù ha pensato e fatto preparare, il luogo in cui veniamo condotti, come allora lo furono i discepoli. È il luogo che ci ospita, nel quale entriamo perché qualcun altro ce lo mette a disposizione e lo prepara per la nostra esperienza di Dio”.

“Vi siamo invitati oggi per contemplare con ancora più attenzione del solito il dono dell’Eucaristia, il dono pieno e reale che il Cristo risorto ci fa della sua stessa vita: pane spezzato, vino versato, Corpo vivente, Sangue di vita. In ogni celebrazione dell’Eucaristia – ha ricordato il Vescovo -, Egli ci convoca per incontrarsi con noi, per donarsi a noi, per costituirci come suo corpo, suo popolo in cammino nella storia”. Una visuale particolare, uno sguardo nuovo quello che ci è donato, perché “salire al piano superiore significa guardare la vita dalle postazioni del Regno di Dio, assumere la logica del Signore nel giudicare le vicende della storia”, ha ricordato il vescovo citando don Tonino Bello.

“Siamo qui, ora, nella nostra «stanza al piano superiore». Ci siamo dentro in ogni chiesa in cui celebriamo Eucaristia – ha sottolineato il Vescovo -. Ma ci ritroviamo in quella stessa stanza, nutriti dal corpo e sangue del Signore crocifisso e risorto, anche in ogni luogo ed in ogni tempo in cui ci lasciamo catturare dalla bellezza e dalla gioia dell’incontro con Lui e ci riscopriamo fratelli e sorelle, tutti. Abitiamo quella stanza ogni volta che con Lui riusciamo ad incontrarci con i fratelli e le sorelle per vivere davvero in comunione, quando riusciamo a prenderci cura gli uni degli altri, quando nutriti ed illuminati dall’amore di Dio ci mettiamo in cammino spinti da quello stesso amore. Quando riusciamo a credere che un nuovo Spirito può animare la nostra vita, la nostra storia, questo nostro tempo  assetato di relazioni autentiche, di nuovi slanci di solidarietà, di una speranza che allarghi gli orizzonti e che apra i cuori”. Perché tutte le stanze della nostra vita possono diventare “luogo di reclusione e di paura”, come abbiamo sperimentato nella pandemia, ma anche luoghi “di incontro, di sostegno, di consolazione, di aiuto reciproco, anche luoghi di celebrazione della fede e della vita. Così le nostre case, i luoghi di lavoro, le piazze e le strade, le città e le campagne possono diventare luoghi di vera vita e di libertà, luoghi di amore”.

Ma se la celebrazione dell’Eucaristia “ha la sua origine per noi in quella «stanza al piano superiore» raccontata dal Vangelo, nella cena prima della passione di Gesù e negli incontri con il Risorto che ci rivelano l’amore e la forza di Dio Padre, la celebrazione stessa si compie quando noi, i discepoli di Cristo, ci lasciamo sospingere e trasportare dal vento dello Spirito, trasformare dall’incontro con il Signore e nutrire dalla sua stessa vita. Essa si compie davvero quando lasciamo agire in noi la speranza e crescere la fede nel Vangelo, e ci incamminiamo sulle strade della vita mossi dall’amore stesso di Dio”

Di questo sarebbe stata segno e simbolo la processione del Corpus Domini – ha sottolineato mons. Tomasi – un segno prezioso che non è ancora possibile porre a causa delle restrizioni, ma “nulla ci impedisce di vivere concretamente la realtà che intendevamo significare. A noi interessa infatti portare l’amore di Cristo ad ogni persona, la novità dello Spirito in ogni situazione per quanto difficile ed oscura, la solidarietà dei discepoli di Cristo dove ci sono dolore, fatica, solitudine e paura. Questo è il dono che ci fa l’Eucaristia. Questo è quanto impariamo qui, nella «stanza al piano superiore», che è scuola della Parola, nutrimento della vita, generazione sempre viva della comunità degli uomini e delle donne, forza di speranza per il nostro tempo”.