Nasce l’Ordo Virginum in Diocesi

Si è tenuta sabato 20 gennaio la consacrazione nell’Ordo Virginum di Marina Bustreo, la prima nella nostra diocesi cui seguiranno altre. “Seguire Cristo è la vocazione del nostro Battesimo, la chiamata che riceviamo direttamente dal Padre, ma è poi anche storia di conversione, di relazione con il Signore nell’affascinante incontro con Lui, di esperienza del suo amore e del suo perdono, di dono di sé per gli altri, con semplicità ed umiltà” ha sottolineato il vescovo Gianfranco Agostino Gardin, presiedendo la celebrazione eucaristica nella Chiesa del Cristo a Castelfranco Veneto.
La “Consecratio Virginum” costituisce il primo rito di consacrazione della donna nella Chiesa e risale ai primi secoli del Cristianesimo. Si parla di vergini consacrate fin dai tempi apostolici e nei testi dei Padri della Chiesa: in particolare le opere di Sant’Ambrogio dedicate alla sorella Marcellina testimoniano una straordinaria sollecitudine delle vergini consacrate. Motivi storici e mutamenti sociali condussero al cambiamento della vita consacrata femminile, per cui la modalità per eccellenza di vivere una totale dedizione a Dio divenne quella di far parte di un ordine monastico o di una congregazione religiosa. Paolo VI, nella grande opera di rinnovamento della vita consacrata suscitata dal Concilio Vaticano II, rivalutò questa consacrazione nella sua forma originale, pubblica. Nel 1970 venne ripristinato l’antico rito della Consecratio Virginum e con esso l’Ordine delle vergini che “stabilisce la donna che vive nel mondo… nella preghiera, nella penitenza, nel servizio per i fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i rispettivi carismi offerti ad ognuna”.
Dunque, la forma specifica di consacrazione nell’Ordo Virginum è caratterizzata dall’impegno a condurre una vita di fede e di radicalità evangelica nelle condizioni ordinarie dell’esistenza. “Perciò – si legge nella Nota Pastorale “L’Ordo Virginum nella Chiesa in Italia” – le vergini consacrate non si distinguono per l’abito che portano, né per l’appartenenza alla comunità di un istituto religioso, ma sono impegnate a testimoniare la loro consacrazione e ad essere richiamo profetico all’assoluto dei valori del Regno, anche nella disponibilità ad assumere specifici compiti ecclesiali, per l’edificazione della comunità cristiana”.
Di fatto, la partecipazione alla vita ordinaria, civile, sociale, culturale, è una espressione caratteristica della vocazione delle vergini consacrate “impegnate nelle cose del mondo, capaci di cogliere il futuro che è dono di Dio, incontro definitivo con il Signore che dà senso a tutto – ha spiegato il Vescovo -. Sono immerse nei contesti quotidiani di vita per portare la scoperta di Dio. Chi ha conosciuto Gesù e assaporato la bellezza del Figlio che viene nel mondo per raccontarci la logica d’amore del Padre sperimenta la necessità di rinnovarsi e di raccontarlo agli altri”.