“Nulla va perduto, anche quello che non riesco a comprendere e ad accettare. Noi stessi non siamo «a perdere»”. E’ il cuore dell’omelia pronunciata dal Vescovo il 2 novembre, in cattedrale, per la celebrazione eucaristica nella memoria dei defunti, con un ricordo particolare per i vescovi di Treviso che sono morti.
“La relazione viva con Gesù Cristo, Dio incarnato, crocifisso e risorto – ha detto il Vescovo – è il fondamento apparentemente fragile – eppure saldo ben più dell’universo – che ci sostiene, che fa di questa nostra Eucaristia il ponte fra il cielo e la terra, fra il tempo frammentato e il tempo pieno di senso, pace, gioia e amore. Iniziamo qui ed ora a sentire la presenza – discreta ma reale – della forza che promana dall’apparente fallimento della croce, forza di salvezza per tutti”. “Abbiamo dentro di noi l’amore che ci fa gioire, lottare, piangere e soffrire, ci fa vivere. (…) Non può esserci una facile parola consolatoria, soprattutto di fronte a dolori grandi, come quello di una madre che deve piangere un figlio, repentinamente strappato alla vita da un incidente o da una malattia. Di fronte all’insensatezza del male può esserci solo la promessa fatta dal Dio della vita dall’alto della croce: nulla andrà perduto, tutto risusciterà a nuova vita, in ogni passaggio dell’esistenza c’è un germe di vita eterna, che giungerà a compimento. Fino a tale compimento siamo in cammino, ma non verso il precipizio dell’insensatezza, e non da soli” ha ricordato mons. Tomasi. A sostenerci, lo scambio di doni spirituali, ossia di prospettive di senso: li riceviamo “dai nostri cari morti, che possono intercedere e ci accompagnano. Ne possiamo fare noi a loro, quando per loro preghiamo e quando continuiamo a credere che l’amore è più forte della morte, quando anche nella fedeltà all’amore per loro apriamo l’orizzonte della nostra vita alla speranza, alla tenerezza dell’abbraccio del Padre. Egli ci fa vedere, al di là del buio, la luce della Resurrezione”.
Il giorno prima, solennità di tutti i Santi, nel cimitero maggiore di San Lazzaro a Treviso, il Vescovo ha presieduto la liturgia della Parola e ha benedetto le tombe. Hanno partecipato don Giovanni Salvalaggio, cappellano del Cimitero maggiore, i parroci delle parrocchie cittadine e numerosi fedeli. “Noi siamo qui a fare memoria dei nostri cari – ha sottolineato il Vescovo – perché crediamo nella Resurrezione. Se Cristo è risorto, allora la nostra vita cambia. La nostra esistenza assume una luce diversa. Non toglie la fatica di vivere e neanche la paura di morire, ma assume luce. La fede nel Cristo Risorto asciuga il nostro pianto e dà senso alle nostre lacrime”.
L’omelia del 2 novembre integrale