Sabato 21 aprile nella Cattedrale di Treviso il Vescovo Gianfranco Agostino Gardin presiederà la Celebrazione Eucaristica con il rito della Consacrazione delle vergini (Ordo Virginum) di Elena Fornasiero di Vedelago, Daniela Miele di Salzano e Serena Marangoni di Castelfranco, che in modo definitivo si impegnano a «seguire Cristo più da vicino». Il 20 gennaio scorso il Vescovo ha celebrato il rito di consacrazione di Marina Bustreo di Castelfranco.
Questa forma specifica di consacrazione nell’Ordo Virginum va ad arricchire nella Chiesa la risposta all’universale vocazione alla santità e rende visibile, in una sinfonia di vocazioni, la chiamata del Signore a una particolare forma di sequela di Gesù che è la “vita consacrata”, alla quale appartiene l’Ordine delle vergini.
Che cos’è? Ordo virginum significa “ordine delle vergini”. Si tratta di cristiane che fanno proposito di verginità, perché la loro vita è totalmente orientata al Signore, e ricevono una consacrazione dal Vescovo. Il legame con Gesù Cristo, che si celebra nel Rito e si costruisce pian piano nella vita, vuol essere concreto, forte ed esclusivo. La consacrazione delle vergini si esprime pertanto in una comunità ecclesiale concreta: le consacrate non la vivono privatamente, ma radicate nel territorio e nella Chiesa diocesana.
La prima risposta delle vergini al Vescovo, durante il Rito della consacrazione è: «A te veniamo, Dio fedele. Nelle tue mani è la nostra vita». Con questa risposta le consacrande riconoscono con gratitudine la fedeltà di Dio e a Lui si affidano con tutto l’amore.
Una realtà nuova e antica. La presenza delle vergini cristiane consacrate fiorisce nella Chiesa già a partire dai primi secoli, come testimoniano i Padri della Chiesa, che tuttavia non forniscono notizie sulle modalità di attuazione, né sulle realizzazioni rituali.
E’ a partire dal IV secolo che ci sono giunte testimonianze di una particolare celebrazione di consacrazione per le vergini: nel “De virginibus”, sant’Ambrogio testimonia come a Milano giungessero molte vergini per ricevere la consacrazione rituale; inoltre, il racconto della consacrazione di Marcellina, sorella di sant’Ambrogio, ci offre indicazioni sul modo con cui venivano consacrate le vergini nella Chiesa di Roma. I testi liturgici antichi ci tramandano il Rito, che viene conservato nella liturgia romana fino al XX secolo.
Dopo i primi secoli, motivi di carattere storico e sociale hanno fatto sì che l’unica modalità concreta, per le donne, di vivere una totale dedizione a Dio fosse quella di far parte di un Ordine monastico o di un Istituto religioso. Il Concilio Vaticano II ha disposto la revisione liturgica dell’antico Rito, il cui decreto è stato promulgato nel 1970. Da allora sono ammesse a ricevere la consacrazione anche donne vergini che vivono “nel mondo”. Attualmente, in Italia, vi sono circa 700 consacrate e altre sono in formazione.
Forma di vita. Le consacrate nell’Ordo Virginum vivono sole o in famiglia, non hanno né segni, né abiti distintivi, vivono del proprio lavoro e conducono una vita ordinaria. Esse non fanno parte di un Istituto o di un Ordine religioso, non vi è tra loro una superiora responsabile, né sono tenute alla vita comunitaria. La loro è, dunque, una forma di consacrazione che richiede una notevole autonomia, ma non è individualistica, né intimistica: nasce infatti un Ordo (categoria) ecclesiale, e le donne che hanno ricevuto dal Signore questo dono si interessano concretamente le une alle altre, pur nel rispetto delle reciproche diversità personali, perché il Signore le ha fatte sorelle.
La regola di vita. Le vergini consacrate, accogliendo la chiamata del Signore, si impegnano pubblicamente a tradurre il loro “sì” in una concreta testimonianza. A tale scopo, ognuna scrive una propria regola di vita, che viene approvata dal Vescovo: la regola è uno strumento per determinare i percorsi personali e le modalità concrete con cui corrispondere al dono ricevuto.
Il dono del Vescovo. Nella comunità ecclesiale, la figura decisiva di riferimento, per le consacrate nell’Ordo Virginum, è il Vescovo diocesano: a lui esse si rivolgono per il cammino di discernimento e formazione ed è il Vescovo che le ammette alla consacrazione, celebra la consacrazione stessa e veglia su di loro nella formazione permanente. Il Vescovo può servirsi di un suo Delegato.
Una chiamata missionaria. Ogni vergine consacrata è inviata, là dove la Provvidenza l’ha posta a vivere, a testimoniare la gioia del Vangelo e l’amore di Dio verso ogni persona. Non di rado, questo può realizzarsi anche in contesti non ordinariamente coinvolti nella pastorale ecclesiale, ove la consacrata dimora stabilmente.
Sull’esempio di Maria, la Madre di Dio, le consacrate sono chiamate a essere, nella Chiesa e nel mondo, donne attente e capaci di discernimento, per mostrare a tutti la gioia e la bellezza di seguire la vera luce, che è Cristo Signore.
* don Giancarlo Pivato, delegato episcopale per l’Ordo Virginum
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