Uno scenario in movimento: il quadro che emerge nello Strumento di lavoro 1

Lo strumento di lavoro per la prima Assemblea Sinodale presenta uno sguardo generale sulla Diocesi elaborato in base alle relazioni presentate in occasione della Visita pastorale del Vescovo. Tale sguardo complessivo, che rappresenta il punto di partenza del Cammino Sinodale (il “Vedere”), è stato maturato all’interno della Commissione durante questi mesi di preparazione. L’attenzione è rivolta a due “lenti” con le quali guardare la ricca e diversificata realtà della nostra Diocesi: la conoscenza di Gesù (discepoli di Gesù) e l’accompagnamento degli adulti delle nostre comunità in relazione ad una fede maggiormente radicata in Lui (verso un nuovo stile di Chiesa).

Tra cambiamenti e complessità
In relazione a questi due “focus”, emergono i segnali di una grande trasformazione in atto riguardo all’esperienza del credere nel mondo degli adulti, anche all’interno delle nostre comunità cristiane. La fisionomia di questa trasformazione riguarda il modo di vivere la fede, nel senso che è venuta (e sta venendo) meno una certa mentalità di fede, cioè una modalità sostanzialmente uniforme di intendere l’esperienza della fede. Al contempo sta aumentando l’esigenza di una fede più personale e aderente alla vita in chi si dichiara credente, come anche l’esigenza di poter condividere nella comunità un modo di esprimere la fede più partecipato e più “caldo”. Chi vive positivamente l’esperienza del matrimonio e delle famiglie attende che venga maggiormente valorizzata la famiglia come soggetto e non solo come destinataria di iniziative. Questo insieme di trasformazioni si esprime quindi in modo ambivalente, sia con elementi di criticità che di speranza. Tra gli elementi di criticità si nota il generale calo di partecipazione alla messa domenicale e l’aumento dell’indifferenza, mentre tra gli elementi di speranza vi è il risveglio dell’esperienza della fede in molti adulti e l’esigenza di rinnovati itinerari alla fede da parte di molte persone.

Agganciati alla vita concreta delle persone
L’esempio più ricorrente in riferimento alle criticità di una pastorale “uguale per tutti” che non sempre tiene in debito conto la diversità delle situazioni di vita delle persone riguarda la modalità dei genitori di accompagnare l’iniziazione cristiana dei propri figli ed il loro coinvolgimento in tale itinerario. Si osserva che nella coscienza di molti adulti non sempre viene percepita la distanza tra il proprio stile di vita e l’esperienza della fede, per cui, di conseguenza, non viene nemmeno percepita l’incoerenza tra il ricevere o meno i sacramenti. Parimenti, sul versante della cura pastorale, non sempre si tiene conto della diversità di situazioni in cui si trovano le persone e della loro storia concreta, offrendo delle proposte che rischiano di non intercettare l’esperienza della vita, colta nella sua concretezza e nella sua complessità, con le ferite e le sue gioie. Nelle comunità cristiane non mancano gli adulti, ma ci si chiede come favorire una maggiore crescita nella fede in modo che siano figure significative per i giovani. La trasmissione della fede tocca la questione del rapporto tra le generazioni e prima ancora l’autenticità del nostro essere discepoli. Come ha osservato il Vescovo, la Chiesa non è un’azienda che deve ristrutturarsi per ridurre i costi e il Cammino Sinodale non risponde ad una logica di riorganizzazione pastorale, ma al ritrovamento della freschezza dell’annuncio del Vangelo nel nostro contesto.
Per queste ragioni, cioè per la complessità del quadro delineato nello Strumento di lavoro e per un rinnovato slancio nell’annuncio del Vangelo, si rende necessario avviare un processo di discernimento che porti a riconoscere quali sono gli appelli che lo spirito rivolge alla nostra Chiesa diocesana e quali scelte concrete sia possibile attuare.

(don Stefano Didonè)