Il Vescovo ai politici: giovani, famiglia, meticciato le tre sfide

Giovani, famiglia, rifugiati. Dentro un cambiamento d’epoca di cui alcuni fenomeni visibili sono la crisi economica e occupazionale, la sostenibilità del welfare, i modi di intendere il maschile e il femminile, i cambiamenti sociali e demografici, il cosiddetto “meticciato” culturale. Ha affrontato molti problemi e delineato sfide importanti, quest’anno il vescovo, mons. Gianfranco Agostino Gardin, nel suo incontro natalizio con i politici locali (parlamentari, amministratori provinciali, sindaci, amministratori comunali).
Ha premesso mons. Gardin, dopo il saluto iniziale del sen. Angelo Pavan: “Questo incalzare di situazioni sempre nuove” determina “una frenesia affannosa nelle relazioni interpersonali; domanda l’immediatezza di azioni e di risposte; rende spesso infelicemente conciso perfino il linguaggio. E ci priva dei tempi preziosi della riflessione; per cui non siamo in grado di coltivare riferimenti ideali, e siamo sempre più costretti a guardare al presente, al tutto e subito, senza poter vivere una prospettiva di tempi medi o lunghi. Questo incide anche sulla ricerca del bene comune che, invece, richiede tempi di ponderazione e di confronto”.

Lavoro per i giovani
L’economia e il lavoro, questione più che mai legata oggi ai giovani e al loro futuro, è la prima sfida delineata dal Vescovo. “I numeri  – ha detto – ci descrivono una situazione allarmante, perché è la prima volta che una generazione vive con il sostegno della generazione che precede, la quale è destinata a scomparire”. Ecco, allora l’invito a impegnarsi “a smuovere certe regole dell’economia, per creare possibilità di lavoro, qui, affinché i giovani, magari dopo avere fatto esperienze temporanee di studio e di lavoro in Paesi esteri, ritornino per sviluppare quanto hanno confrontato e appreso. Le risorse pubbliche vengano impiegate non per provvedimenti magari nostalgici, spesso inutili, quando non grotteschi, come può accadere, ma per i veri interessi di oggi e di domani dei nostri giovani”. Mons. Gardin ha chiesto “a chi fa le leggi nazionali e regionali di avere una visione elevata e non parziale, e sempre lungimirante dei veri bisogni delle persone, ricordando che le risorse finanziarie appartengono a tutti e vanno spese per l’effettivo interesse generale, a partire da chi è rimasto indietro o si trova scartato”.

Famiglia primo punto nell’agenda politica
La seconda grande sfida è la famiglia. Ha fatto notare il Vescovo: “Si creano nuove forme di convivenza, con rotture e superamento del modello tradizionale, con il passaggio dalla stabilità a situazioni tipiche della «cultura del provvisorio» e con la formazione di nuove composizioni familiari. Verso quale futuro ci stiamo indirizzando? Forse verso un’attribuzione di fiducia solo alle persone e non più all’istituzione?”. Inoltre  il “generare”, quell’esperienza fondamentale “che significa anche prendersi cura, educare, dare vita e speranza”, sembra “scontrarsi con alcune precarietà”. Ecco, allora, che la famiglia “merita di essere al primo punto nell’agenda politica, senza cadere in questioni ideologiche, ma guardando ai concreti problemi di coniugi, genitori e figli, applicando trattamenti normativi e fiscali differenziati che tengano conto dei diversi carichi familiari”.

Il “meticciato”
Infine, ed è questa la terza sfida, il fatto che “ci troviamo in una società ormai segnata dal «meticciato», cioè sempre più mescolata sia a famiglie di altri paesi, con culture, tradizioni, religioni, punti di riferimento propri, sia ad immigrati singoli, in convivenza con noi”. In questo scenario c’è la necessità di camminare “verso una nuova coesione sociale”.
“Non possiamo voltare la faccia dall’altra parte – ha sottolineato il Vescovo – di fronte ai disperati che rischiano la vita per fuggire da condizioni di guerra e di violenza o perché aspirano a un legittimo miglioramento delle loro tristissime condizioni di vita”. Essi “vanno aiutati entro una programmazione chiara e stabile, fatta mediante accordi con i loro Paesi d’origine (quanto è possibile?), con regole precise, con diritti fondamentali che vanno a loro garantiti e con doveri civici che in ogni caso essi devono rispettare”. E “la solidarietà – ha concluso – dev’essere praticata anche a livello europeo”, mentre “non è accettabile che un singolo Paese, come l’Italia, sia lasciato solo in questa epocale vicenda umanitaria”.

Il contributo della Chiesa
La speranza, ha sottolineato il Vescovo, è quella di “generare scelte capaci di invertire le tendenze negative cui ho accennato, aprendo concretamente alla speranza, dando un senso, ossia un significato e una direzione, ad un cammino possibile per i soggetti che ho richiamato”. Non ha mancato, infine, mons. Gardin, di mettere in evidenza il possibile contributo al dialogo della Chiesa trevigiana: “Essa è inserita in queste realtà umane e quotidianamente sperimenta inquietudini, paure, solitudini, povertà di tante persone e famiglie, come pure la difficoltà di trovare risposte adeguate. Le comunità cristiane hanno certamente alcuni valori da indicare, testimonianze da offrire, e anche collaborazioni da praticare”. Ed ha aggiunto: “Vorremmo lavorare per una società migliore, condividendo l’impegno anche con chi non crede. Vorremmo coltivare il dialogo, crescere con altri nella consapevolezza della “casa comune”, in quella cura del pianeta che condiziona la nostra sopravvivenza, nel rifiuto della discriminazione, nella coscienza che è necessario pensare alle fasce deboli della società. Vorremmo impegnarci di fronte alle domande di giustizia, di nuova coesione comunitaria, di percorsi di incontro e di alleanza fra cittadini, per contribuire a far crescere delle società locali in cui sia possibile costruire città degli uomini più vivibili, per imparare nuove relazioni di prossimità, riportando gli esclusi e i poveri al centro della comunità”.
Prima di concludere, il tempo per un’ultimo invito: “Mi perdonerete se oso suggerire di mantenere sempre sobrio il vostro stile, misurate e veritiere le vostre parole, mai esagerate e violente”.
Spazio alla fine del discorso per i saluti rivolti al vescovo dal vicesindaco di Treviso Roberto Grigoletto, da Giancarlo Iannicelli a nome della Provincia di Treviso e da Andrea Cereser, sindaco di San Donà, a nome della Città metropolitana di Venezia. Ai presenti il Vescovo ha donato il volumetto dell’economista Luigino Bruni “Gli imperi di sabbia. Logiche del mercato e beatitudini evangeliche”.

agenzia foto film treviso saluti natale vescovo alle istituzioni

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