Carissime sorelle e carissimi fratelli della nostra chiesa di Treviso, qualcuno ha scritto che il Natale è una festa sentita da tutti e compresa da pochi. Che il Natale sia sentito da tutti otrebbe essere già un fatto consolante, una specie di premessa o condizione positiva per giungere poi a coglierne la sostanza, il significato più vero. L’usanza natalizia di augurarsi reciprocamente il bene, la felicità, la salute, condizioni di vita più favorevoli, per quanto possa essere non particolarmente coinvolgente (un veloce augurio non costa niente), è comunque bella e può contribuire a rasserenare almeno un po’ le durezze della vita. Il fatto poi di scambiarsi dei regali, esprimendo così concretamente affetto, attenzione, gratitudine, è pur sempre una manifestazione di quell’andare verso l’altro, che fa uscire da una eccessiva e malsana ‘concentrazione su di sé’. A condizione che tutto questo non contrasti smaccatamente con l’austerità che caratterizza il Natale dei vangeli. In realtà, è a tutti noto che attorno al Natale è cresciuta una fitta selva di fenomeni consumistici e commerciali (non me ne vogliano i commercianti, molti di quali oggi sono in difficoltà), che rischiano di far perdere le tracce di ciò che i credenti celebrano a Natale.
Messaggio alla Diocesi in occasione del Natale 2012, pubblicato su “La Vita del Popolo”.
21-12-2012