E’ stato un dono grandissimo, quello che abbiamo ricevuto sabato 14 dicembre, come Cooperatrici pastorali di Treviso, insieme alle Ausiliarie diocesane di Milano, alle Collaboratrici apostoliche di Padova e alle Cooperatrici ecclesiali di Vicenza: essere ricevute dal Santo Padre in udienza privata, per presentargli la nostra vocazione e per ascoltare cosa lui desiderava dirci. Da alcuni anni si è costituito un gruppo di confronto tra queste quattro realtà, presenti nel Nord Italia, di donne consacrate. Benché si tratti di esperienze differenti sotto molti aspetti, si è riconosciuto che il nucleo centrale del carisma è lo stesso: il dono totale della vita al Signore, per il servizio pastorale nella Chiesa diocesana. Da questa condivisione di esperienze e dalla riflessione sulla vocazione, è nato anche il desiderio di presentare chi siamo a colui che è guida della Chiesa universale. Il sogno è diventato realtà grazie alla mediazione delle “sorelle” milanesi, in occasione del loro quarantesimo anniversario. Con noi Cooperatrici e aspiranti della Comunità formativa, erano presenti il vescovo Michele e gli assistenti, don Giuliano Brugnotto e don Virgilio Sottana, e l’ex assistente don Gianni Moreschini: anche questo è stato per noi un grande dono, perché ci ha fatto sentire davvero accompagnate e sostenute dalla nostra Chiesa diocesana.
L’incontro con papa Francesco è stato introdotto dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che, in qualità di portavoce, ha posto tre domande al Papa. Dopo aver ascoltato, il Santo Padre ha deciso di consegnare il discorso che aveva preparato, senza leggerlo, e di rispondere “a braccio” alle questioni poste. Il suo intervento si è concentrato in gran parte sul tema della donna nella Chiesa, sottolineando che il “problema” è che, come Chiesa, pensiamo ancora che il ruolo del femminile si risolva esclusivamente sulla strada della funzionalità. Questo aspetto è, certo, importante, “ma c’è un’altra cosa, che non siamo ancora riusciti a esprimere e cioè che il ruolo della donna va oltre la funzionalità”, ha detto il Papa. In questo senso, Francesco ritiene necessario riscoprire il “principio mariano” nella Chiesa, il ruolo di Maria come Madre della Chiesa, ma questo va chiarito bene nel suo significato più vero e profondo! I teologi lo hanno fatto in parte, ma non è sufficiente. “Non è ancora stata fatta una catechesi buona su questo”, ha ribadito il pontefice. Le sue parole ci hanno provocato a continuare ad approfondire la riflessione, facendoci sentire confermate e incoraggiate nella nostra vocazione. E questo per noi è molto prezioso.
Importante anche il discorso che il Papa aveva preparato per l’occasione e che abbiamo letto in un secondo tempo: “Mi sta a cuore sottolineare l’aspetto centrale della vostra identità, che è significativa come forma di presenza di donne nella Chiesa. Siete nate dalla collaborazione con i preti nella pastorale parrocchiale e diocesana. Questo è molto importante”. Viene riconosciuto anche, come qualificante per noi, l’elemento della collaborazione stretta con il Vescovo. Il Santo Padre ha messo in evidenza, come altro elemento centrale per noi, la figura di Maria di Magdala, “apostola degli apostoli”, che dall’inizio accompagna la nostra vocazione. Lei, insieme ad altre donne, ha una presenza determinante nei racconti della Risurrezione. La nostra vita è infatti donata per portare l’annuncio del Risorto al popolo che Dio ama e “per voi, questo popolo ha il volto concreto della vostra diocesi”.
“Care sorelle, vi ringrazio per la vostra testimonianza. Andate avanti, con la gioia della risurrezione e la passione per la vostra gente”, l’augurio del Papa. Con questo incoraggiamento, continuiamo a camminare, piene di gioia e di gratitudine. (Francesca Scotton, cpd)