“Dall’homo faber al posthuman”: il Meic incontra il filosofo Luca Grion venerdì 4 ottobre

Proviamo anzitutto a decodificare l’acronimo, cioè la sigla, che ci definisce: Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Due sono i termini identificativi: ecclesiale e culturale.

Ecclesiale: perché non si tratta di una iniziativa privata, magari volenterosa e seria, ma autonoma: piuttosto il MEIC è espressione di una Chiesa che abita la storia, cioè i tempi e il territorio, e vi si orienta con la luce del Vangelo, e chiede al suoi figli adulti di mettere alla prova la loro fede nelle professioni e nelle istituzioni in cui sono impegnati, ricavandone un’esperienza necessaria a tutto il popolo di Dio.

Culturale, intendendo, al di là dell’inflazione termine, lo sforzo intelligente di leggere la realtà mostrando l’armonia tra la fede cristiana e ogni onesto sforzo inteso a rendere più umana la vita e più abitabile il mondo.

La parola “cultura” indica ricerca, confronto, sintesi tra elementi diversi; ma anche fiducia nell’uomo, non rassegnazione di fronte ai problemi e rifiuto di concedere facile credito alle soluzioni minimaliste, se pur ampiamente accreditate, con cui spesso vengono liquidate questioni vitali… a colpi di maggioranza.

Il programma 2018/2019 del MEIC diocesano, con il suo titolo intrigante, L’uomo incontrò se stesso, e non si riconobbe, si è assunto l’onere di seguire con passione e rigore teologico/scientifico/umanistico quello che si definisce ormai come il rischio dell’estraniazione dell’uomo dall’uomo: per cui l’uomo risulta sempre più problematico e incomprensibile. E poiché sta cadendo una comprensione universale e condivisa dell’umanità, succede che sono sempre meno le creature umane che ottengono la qualifica di “uomo” e il riconoscimento dei propri diritti. Prima dell’uomo…c’è sempre qualcun altro!

Il programma biennale ha esplorato le diverse eclissi dell’uomo: il suo difficile rapporto con il tempo, in una perenne uscita dal giardino di Eden, alla ricerca di un tempo da padroneggiare; il cortocircuito delle arti e della letteratura che hanno perduto l’immagine dell’uomo e non sano più ritrovarla; il malessere delle istituzioni sociali e politiche in cui l’uomo si sente estraneo; la situazione dell’uomo apprendista stregone, incapace di fermare la distruzione della natura che ha messo in moto; l’uomo che appare inguaribilmente malato e si consegna alle scienze della psiche e della società; e poi la storia…senza storia, fatta cioè di eventi senza continuità che occupano le cronache e…si estinguono nella memoria collettiva. Il MEIC ha portato attenzione anche a quella che Papa Francesco chiama “la globalizzazione dell’indifferenza”, la morte del prossimo… Nel lungo percorso abbiamo ripetutamente interrogato la teologia e la filosofia per riceverne luce.

Così siamo giunti agli ultimi due appuntamenti dedicati alla… fuga estrema dell’uomo da se stesso: verso un nuovo umanesimo o fatalmente incontro alla fine dell’Homo sapiens?

Il filosofo prof. Luca Grion, docente a Udine, venerdì 4 ottobre approfondirà un dato inquietante, quasi un destino inedito dell’umanità, così formulato: “Dall’Homo faber al Posthuman”. Siamo ormai sul crinale pericoloso ma inevitabile di una scelta che potrebbe diventare irreversibile?

La professoressa Susy Zanardo, docente di filosofia a Ca’ Foscari, studiosa di antropologia e di etica generale e applicata, chiuderà il programma venerdì 15 novembre, con un intervento sul tema “Nel mondo delle reti e dell’interconnessione vengono meno le relazioni umane”.

 

Non si può immaginare che tutti siano attirati e coinvolti da tematiche così ardue e stringenti. Ma tutti dovrebbero sapere che anche nei problemi e negli eventi minori sono in gioco sempre grandi valori e sono in agguato rischi fondamentali per le persone e per la collettività. Per questo il MEIC crede che sia necessaria una grande mediazione di riflessione e di diffusione di un autentico pensare cristiano in questo tempo. Noi rendiamo testimonianza, pur con tanti limiti, al nostro impegno come ad un compito ricevuto dalla Chiesa e continuiamo a chiedere ad altre persone non solo di essere tra i fruitori delle iniziative ma di fare un passo verso il MEIC per portare il proprio contributo.

(Umberto De Conto, presidente MEIC; don Giuseppe Rizzo, assistente diocesano)