“La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”: con queste parole si apre il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato il 4 febbraio 2019, a Abu Dhabi, da papa Francesco e da Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar.
Dopo Abu Dhabi ripensare i rapporti
Questo documento, il Documento di Abu Dhabi, ha segnato una svolta nei rapporti tra cristiani e musulmani che da anni avevano cominciato a coltivare rapporti di amicizia per mettere fine a una lunga stagione, nella quale, pur non mancando occasioni di incontro e di dialogo, si era vissuto in un clima di reciproca diffidenza. Proprio da questo documento, chiaro ed essenziale nello stile, si è cominciato a ripensare questo rapporto di amicizia tra cristiani e musulmani in termini nuovi per costruire la pace nel vivere la dimensione della fratellanza, nell’esperienza quotidiana di convivenza che coinvolge, in tanti luoghi, cristiani e musulmani chiamati a confrontarsi, spesso, con pregiudizi che impediscono la comprensione dei tanti doni dei quali sono portatori. Il Documento di Abu Dhabi deve essere “oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione, al fine di contribuire a creare nuove generazioni che portino il bene e la pace e difendano ovunque il diritto degli oppressi e degli ultimi“.
Non esercizio teorico
La sua lettura non può essere quindi un esercizio teorico, ma deve essere un invito a ripensare il ruolo di cristiani e musulmani in dialogo nel XXI secolo, così da contribuire a definire una società nella quale la misericordia, la libertà, la tutela e la protezione dei diritti e la giustizia possano plasmare il vivere comune grazie alla forza del dialogo che aiuta a comprendere sempre meglio l’identità delle diverse religioni.
Conoscere il Documento
Con questo spirito, l’equipe socio-culturale della Collaborazione pastorale di Mogliano Veneto ha pensato di organizzare un incontro per promuovere la conoscenza del Documento di Abu Dhabi, proponendone una lettura all’interno della costruzione di un dialogo, nella fratellanza, tra cristiani e musulmani; si tratta di offrire un contributo per rimuovere pregiudizi e per favorire condivisioni, con la fondata speranza che il dialogo tra cristiani e musulmani possa condurre a “raggiungere una pace universale di cui godano tutti gli uomini in questa vita”, come si può leggere nel Documento. L’incontro, dal titolo “Fratelli e poi…? Cristiani e musulmani a un anno dal documento di Abu Dhabi”, è in programma per mercoledì 12 febbraio, a Mogliano Veneto, nel Centro Pastorale (via Alcide De Gasperi 1), alle ore 21 e prevede un intervento di Andrea Bonesso, da anni collaboratore del Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia di Venezia, dallo scorso settembre segretario del gruppo di ricerca sulla Fratellanza universale del Centro Studi, che parlerà di novità e di continuità nel Documento di Abu Dhabi rispetto al magistero della Chiesa cattolica a favore del dialogo islamo-cristiano; seguirà poi una riflessione di Abdel Razak Lemkhanet, della Comunità islamica di Verona, sui fondamenti e sulla natura del dialogo nell’islam. Gli organizzatori hanno pensato di lasciare uno spazio per il dibattito, per offrire a tutti i presenti la possibilità di interrogare i relatori su come declinare il Documento di Abu Dhabi nella realtà quotidiana, per essere «una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli».
Riccardo Burigana
direttore del Centro Studi
per l’Ecumenismo in Italia