Il Vescovo alla chiusura dell’anno pastorale: “Sentiamo la gioia di essere una chiesa in cammino!”

Un ritrovarsi insieme attorno al Vescovo per fare memoria e rendere grazie dell’anno che si chiude e dei suoi doni. La chiusura dell’anno pastorale diocesano a San Nicolò, venerdì sera, ha visto una grande presenza di laici, diaconi, persone consacrate e laici. “Sentiamo il bisogno di dire il nostro grazie al Signore, per il dono di quest’anno pastorale, in cui egli ha camminato accanto a noi, facendo sì che potessimo continuare a comprendere e a vivere la nostra vocazione cristiana – ha detto il Vescovo – . Solo Lui è in grado di misurare la fede, la speranza, l’amore, l’impegno profuso nell’ascolto della Parola e nella preghiera, nella comunione ecclesiale, nella solidarietà, nell’attenzione e nella vicinanza ai poveri e ai sofferenti, nella fedeltà al vangelo nella vita di tutti i giorni, anche nei più piccoli gesti che fanno le nostre relazioni”.

L’intervento del Vescovo ha fatto seguito a due testimonianze, una sul Cammino sinodale diocesano e una sull’esperienza del Vangelo nelle case.

E proprio riferendosi a queste due iniziative, ma anche a molte altre nelle nostre comunità, il Vescovo ha ricordato come “alla luce del brano evangelico ascoltato – le parabole del Regno (Mt 13,24-33) – possiamo dire che i nostri sono solo degli umili tentativi di accogliere il dono del Regno; tentativi segnati da quella precarietà che caratterizza i discepoli di Gesù nel tempo del loro cammino verso il compimento e la pienezza Regno”. Gli stessi obiettivi che ci si è posti con il Cammino sinodale intrapreso dalla nostra chiesa di Treviso, non sono semplici, ha ricordato mons. Gardin, che ha però sottolineato il fatto che “siamo in molti a sentire che dobbiamo “camminare” per essere fedeli a quel Vangelo che è vita e novità perenne per ogni tempo, e che non consente la staticità, l’immobilismo, la stanca ripetitività. Ma quando ci interroghiamo sulle strade da imboccare, sui percorsi da intraprendere, avvertiamo la fatica di cogliere le sollecitazioni del Vangelo per noi qui e oggi, o quelli che abbiamo chiamato gli “appelli dello Spirito” alla nostra Chiesa”.

“Forse Gesù ha raccontato le parabole del piccolo seme e della minuscola misura del lievito proprio per far superare lo sconcerto che suscitava la modestia della sua missione, rispetto alle grandi attese suscitate da una diversa concezione del messia – ha ricordato mons. Gardin -. In fondo la persona e l’azione del Maestro erano segnate da debolezza e povertà; la sua missione pareva andare verso un certo insuccesso, cominciava a trovare una certa opposizione, mentre si andava assottigliando il numero dei suoi seguaci. Gesù è messia povero e debole, ma il Regno viene proprio nella sua debolezza. E solo l’accettazione del suo presente, in cui il Regno non si impone per la sua potenza, rende possibile quell’attesa fiduciosa del futuro di Dio, che è propria del discepolo e del credente. Queste parabole sono dunque un appello alla fiducia, a non temere la sproporzione tra seme e albero, tra lievito e pasta”.

“Anche il “piccolo progetto” de Il Vangelo nelle case ci rimanda alla semplicità dei segni del Regno portato da Gesù – ha aggiunto il Vescovo -. Un piccolo gruppo di persone, una casa e un clima accogliente, un breve brano del vangelo ascoltato con il desiderio di conoscere maggiormente Gesù di Nazaret, una condivisione vissuta con schiettezza, un dirsi che diventa un reciproco aiuto a crescere insieme attorno a Gesù: un “Gesù feriale “– come ci ha raccontato Fabiola – «che si fa vicino al nostro quotidiano, che scende dagli altari per accompagnarci in cucina al lavoro, in famiglia, nelle relazioni, che si fa prossimo alla nostra umanità e ci rende prossimi gli uni agli altri»”.

La concusione dell’intervento del Vescovo è stato un invito, “a sentire la gioia di essere una Chiesa in cammino: non ignara delle fatiche, ma anche desiderosa di rispondere ai doni di Dio e di far risuonare al suo interno e attorno ad essa la freschezza del vangelo. Mi servo allora della nota esortazione della lettera agli Ebrei (che invita non soltanto a camminare, ma addiritturaa  correre): «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2)”.

 

In allegato l’intervento del Vescovo e le due testimonianze